Cronaca
27 Ottobre 2020
Quattro patteggiamenti e 22 imputati. La prima udienza a dicembre

A processo lo spaccio in Gad

di Redazione | 3 min

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Entra nel vivo la fase giudiziaria dell’inchiesta “Wall Street”, la maxi-operazione della squadra mobile che nell’ottobre del 2018 portò a 7 custodie in carcere, 11 arresti differiti, 7 divieti di dimora, 6 arresti in flagranza, 1 fermo d’indiziato di delitto, 2 espulsioni e 10 kg di droga – tra marijuana, cocaina ed eroina – sequestrati.

L’operazione di ormai due anni fa vide all’opera 200 poliziotti, 5 agenti sotto copertura arrivati dal Servizio centrale operativo di Roma, telecamere nascoste installate dai tecnici della Polizia scientifica della Capitale, intercettazioni, 90mila telefonate registrate da 40 linee e, alla fine, manette.

Il video dell’operazione

Sotto il coordinamento del sostituto procuratore Andrea Maggioni la Polizia si portò alla luce quella che non era propriamente “mafia nigeriana”, ma comunque un gruppo più o meno omogeneo e collaborante che si occupava dello spaccio al dettaglio a Ferrara, nei giardini del Grattacielo, la Wall Street appunto degli scambi di stupefacenti in città.

Gli agenti chiamati da Roma, volti mai visti prima dai pusher, hanno operato sotto copertura, fingendosi clienti mentre, dalle telecamere nascoste, venivano monitorati gli scambi illegali (e il lavoro delle numerose sentinelle) e i prelievi dello stupefacente dai nascondigli. Gli agenti, nel frattempo, conquistavano la fiducia degli spacciatori, fino a guadagnarsi il loro numero di telefono.

Una volta inquadrati i personaggi – che spesso agivano in maniera coordinata: chi approcciava il cliente, chi andava a prelevare le dosi necessarie – sono stati fatti gli ‘arresti differiti’, in modo da non compromettere l’indagine. Le telecamere hanno però registrato anche altri scambi, quelli con i clienti veri, compresi due minorenni di 15 e 16 anni. I prezzi variavano a seconda dei soggetti, dimostrando la mancanza di un tariffario fisso, spesso erano ad hoc per i clienti più ‘facoltosi’, scontati per quelli più frequenti.

Secondo le stime degli inquirenti si parla di almeno 1.000 scambi al mese per circa 2 kg di droga venduta. Gli acquirenti erano per lo più ferraresi, ma alcuni venivano da Comacchio – uno di essi è stato rinviato a giudizio – e da Rovigo, altri erano stranieri.

Il gruppo si approvvigionava da fuori, principalmente da Bologna, dove venne arrestato il grossista, con viaggi in treno o in autobus da parte dei soggetti che assumevano il ruolo di intermediari. Ma la droga non si fermava nei soli confini ferraresi.

Le piste del traffico portavano in altre parti d’Italia e verso l’estero: corrieri con borsoni, ovulatori e ovulatrici che ingerivano ovuli da 10-20 grammi fermati a Tarvisio, alla frontiera, uno a Firenze in stazione, altri e altre mentre si preparavano a partire.

Tra gli imputati odierni figurano anche membri della  ‘banda del machete’, il gruppo che aveva cercato di ammazzare Stephen Oboh in via Olimpia Morata nel luglio del 2018.

Ieri si è tenuta davanti al gup Danilo Russo l’udienza preliminare durante la quale quattro imputato hanno patteggiato la pena.

Si tratta di Stephen Asuwafoh, 32 anni, che ha patteggiato la pena di 3 anni 2 mesi e 20 giorni per 20 cessioni; Henry Arehobor, 29 anni, ritenuto responsabile di 12 cessioni (per lui 2 anni e 8 mesi); Osaror Owanlengba, 9 mesi in continuazione con un altro procedimento per il quale era già stato condannato; e N.A., 8 mesi con sospensione condizionale per una sola cessione.

Per tutti gli altri, i cui difensori hanno optato per il rito ordinario, il processo si parirà l’11 dicembre davanti al giudice Giulia Caucci.

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