Cronaca
7 Ottobre 2020
In aula l'avvocato Anselmo fa sentire le deposizioni dei familiari quando vedono il corpo. L'audio dello strazio

Il cadavere di Stefano Cucchi e la gallina dalle uova d’oro

di Marco Zavagli | 3 min

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“Oddio che t’hanno fatto!”. “Quello che ho visto è stata una scena che non dimenticherò mai. Il cadavere di mio fratello era irriconoscibile, non mi sembrava neanche lui”. “Che diavolo era successo? ma quale essere umano può fare una cosa del genere a un suo simile?”. “Un occhio fuori dall’orbita, la mascella visibilmente rotta, nell’espressione del volto la sofferenza e la solitudine con la quale era morto”. “Allungai la mano per toccarlo, ma la mano si è fermata sul vetro, come se quel corpo non mi appartenesse più”. “Io l’ho partorito io l’ho cresciuto, io non ho riconosciuto mio figlio”. “C’era un poliziotto che scuoteva la testa, come per dire non è possibile, non è possibile”.

Sono frammenti vocali dello strazio sofferto dalla famiglia Cucchi quando Ilaria, il padre Giovanni e la madre Rita Calore vedono il corpo senza vita di Stefano all’obitorio. Gli ultimi giorni di vita del 31enne furono un calvario durato sei giorni. E quelle scene, quel dolore, tornano per un attimo a rivivere nelle aule del tribunale di Ferrara.

L’audio delle deposizioni di Ilaria Cucchi e Rita Calore

Quelle urla e quei pianti irrompono nell’aula C, dove si tiene l’udienza per l’opposizione alla richiesta di archiviazione della querela intentata da Ilaria Cucchi contro Giuseppe Buraschi, medico ferrarese di 65 anni accusato di diffamazione aggravata.

Il suo nome finì nel novembre del 2018 nel lungo elenco di persone querelate dalla donna in risposta a quella che definì una “campagna di odio e fango contro la mia famiglia”. Il mese prima Buraschi, il 4 ottobre 2018, Buraschi pubblicò sulla pagina di Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, a commento di un articolo del Corriere della Sera dal titolo “Ilaria Cucchi e i social:La mia vita sconvolta da minacce continue”, la frase: “Questa è una mitomane pronta a tutto… la morte di suo fratello si è rivelata essere una gallina dalle uova d’oro per lei e per la sua famiglia”.

La procura aveva chiesto l’archiviazione e l’avvocato dei Cucchi, Fabio Anselmo, aveva fatto opposizione. Da qui l’udienza di ieri (martedì 6 ottobre), con il sostituto procuratore Alberto Savino che ribadisce la richiesta di archiviazione (che non vuole essere assolutamente, specifica, una adesione della procura a quelle parole), ritenendo che la frase rientri nel diritto di critica. Critica forte, ma discriminata dal fatto che Ilaria Cucchi è un personaggio pubblico, “categoria” per la quale le maglie di una eventuale diffamazione, secondo la giurisprudenza in materia, sono assai più larghe.

Una dichiarazione spiacevole, in sintesi, ma che non rientra nei ranghi dell’offesa o della diffamazione. A quella richiesta si è associata il difensore di Buraschi, l’avvocato Alessandra Palma.

Per Anselmo invece il tribunale deve dare “un segnale” contrario a quell’esercito che “da anni ci dice che non ci lascerà mai in pace, nemmeno dopo i processi”. Una sorta di condanna perpetua che “riguarda da anni famiglie come quelle di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi”.

E l’offesa oggetto del processo “è l’ennesimo coltello su una ferita che continua a sanguinare”.

Secondo il legale non è tanto Ilaria Cucchi ad esser stata diffamata, quando “il cadavere di Stefano, squarciato durante l’autopsia alla quale la sorella è stata costretta ad assistere. E se questo il medico Buraschi non lo sa, allora taccia. Come si può permettere di dire che è «una gallina dalle uova d’oro» quel cadavere ridotto in quel modo? È inammissibile. Non possiamo tollerare che queste persone continuino a subire umiliazioni”.

A questo punto Anselmo chiede di ascoltare in aula tre audio. Sono le deposizioni di Ilaria Cucchi e dei genitori all’udienza del 17 luglio del 2018, nel corso del processo bis per l’omicidio di Stefano. I tre raccontano ai giudici romani del momento in cui scoprirono il corpo in sala mortuaria.

Nell’aula C del tribunale di Ferrara scende un silenzio glaciale, prima che il gip Carlo Negri guadagni i corridoi riservandosi la decisione.

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