Economia e Lavoro
30 Settembre 2020
Consiglio straordinario davanti ai cancelli della fabbrica. Pagnoni legge l'invito dell'azienda. La maggioranza boccia il documento unitario di Pd e M5S. Fischi dal pubblico dei lavoratori

Berco. Il sindaco della Lega: “Io non parteggio per nessuno”. Le opposizioni: “Noi invece stiamo con i lavoratori”

di Marco Zavagli | 5 min

Leggi anche

Vm Motori, trenta esuberi in vista

Altri trenta esuberi in Vm Motori, azienda centese che fa parte della galassia Stellantis. Negli scorsi giorni i sindacati, ma non la Fiom-Cgil, avevano firmato un accordo per nuove uscite volontarie nell'azienda nata dalla fusione tra Fca e Psa

Copparo. Il primo consiglio comunale della storia di Copparo che si svolge di fronte ai cancelli della Berco si apre con un coupe de theatre.

Mentre nel pomeriggio i sindacati su consultavano sul da farsi, vista la perseveranza dell’azienda a non sedersi al tavolo di contrattazione, il sindaco leghista Fabrizio Pagnoni apre i giochi con un foglio in mano. È una lettera, a firma Alida Malatrasi.

La responsabile delle risorse umane di Berco accoglie “con vera approvazione l’invito del sindaco, il quale dimostra il proprio vivo interessamento ad essere parte attiva nella mediazione. Al fine di condividere le modalità di prosecuzione della trattativa”. L’azienda coglie l’occasione per “ribadire fermamente la propria piena volontà di garantire un contratto integrativo ai propri dipendenti ed auspica che si possa addivenire alla firma in tempi rapidi”.

Per questo, tramite il sindaco, si dichiara disponibile a un incontro tra le parti da tenersi l’indomani in municipio a mezzogiorno.

Basta poco a capire che l’azienda ha scelto un interlocutore privilegiato per bypassare le organizzazioni sindacali. Un interlocutore che, nel corso del consiglio comunale, si lascerà scappare che lui “non parteggia per nessuno” e che “lo sciopero è un danno per l’intero territorio”.

Le trattative per uscire con un documento congiunto erano già naufragate prima ancora dell’inizio dell’assise. Anche perché quel tentativo di ecumenismo politico lasciava intendere che fosse lo sciopero, e non l’abbandono della trattativa da parte dei vertici Berco, a pregiudicare la contrattazione.

E, nonostante l’inno di Mameli intonato come ouverture e le mascherine rigorosamente tutte tricolori addosso ai membri della giunta, è stato il “pubblico”, vale a dire chi da quattro giorni sceglie di rimanere senza stipendio, a scandire l’indice di gradimento della politica locale.

Così, nonostante i ripetuti campanelli di rimprovero del presidente del consiglio Alessandro Amà, i lavoratori e le lavoratrici hanno accompagnato con i loro umori l’andamento dell’assise.

Ma torniamo alla cronaca. Dopo aver letto il suo discorso, ossia il dettato dell’azienda, Pagnoni passa il microfono ai vertici della società. Ma i vertici della società non ci sono. Gli astanti rumoreggiano. Se fossero stati in una arena di duemila anni fa, i pollici versi non si conterebbero.

Pagnoni ci riprova: “Io e l’amministrazione non facciamo parte del tavolo, siamo qui a fare il possibile perché le parti tornino a confrontarsi”. Il preludio è propizio al capogruppo della Lega Antonio Tumiati per leggere il documento della maggioranza, che impegna sindaco e giunta a fare da coordinamento tra le parti.

Un documento che viene rigettato dalle opposizioni (Pd e M5S) per diversi motivi. Prova Martina Berneschi a elencarli: “in questo luogo di lotta in cui entriamo in punta di piedi, ci vediamo costretti a rigettare la mozione, perché è una presa di posizione troppo poco netta”. Le istituzioni locali insomma “devono prendere una posizione chiara e decidere da che parte stare. Il Comune non deve essere arbitro, deve stigmatizzare il comportamento dell’azienda ed essere al fianco dei lavoratori”.

Berneschi ricorda poi che è la stessa legge nazionale a prevedere ruoli e sedi per la contrattazione, “nel rispetto della sacralità delle parti”.

Ma soprattutto quello che il Pd non perdona alla Lega è l’aver cassato, nel documento da condividere, il passaggio relativo al contratto aziendale sul quale non si deve retrocedere: “i lavoratori non lo meritano”, chiude l’ex vicesindaco tra gli applausi.

“Non ho mai detto che l’amministrazione deve essere arbitra” ritenta Pagnoni, che auspica di “ritrovare un segnale di unità” prima di farsi scappare un “purtroppo prima della presentazione del documento si è aggiunto lo sciopero di oggi e ora anche quello di domani”. Tra le prime fila qualcuno mormora “adesso gli arriva una scarpa”.

Pagnoni tenta di rialzare l’asticella del gradimento, spiegando che lui è solamente stato contattato dalle parti come rappresentante del territorio, ma alla fine se ne esce con “io non parteggio per nessuno”. E viene subissato di fischi.

Tocca ad Enrico Bassi del Pd richiamarlo “allo spirito dimostrato dai lavoratori a tutta la comunità: nessuno le chiede di intrufolarsi nella trattativa, sindaco; ma di riconoscere il ruolo dei sindacati che è fondamentale. A noi spetta l’obbligo di giocare una partita politica e istituzionale che si faccia carico di supportare la trattativa nelle sedi idonee”. E per farlo “c’è bisogno di una posizione netta. I diritti non si mettono in discussione e nessun pretesto può passare davanti al fatto che la riorganizzazione può partire con il segno meno”. Anche qui l’applausometro copre il finale del discorso e Amà ormai rinuncia a richiamare il pubblico.

Tocca quindi di nuovo a Tumiatti proporre un emendamento, in realtà un nuovo documento, con il quale “sciopero” viene sostituito da “stallo”, per chiedere a sindaco e giunta di scongiurare gli effetti dell’impasse che “sarebbe deleteria per il territorio”.

Impossibile per i consiglieri di minoranza, senza nemmeno una copia in mano, analizzare i nuovi dettagli proposti dalla maggioranza e allora taglia corto Berneschi per chiedere un’ultima volta all’amministrazione di “non fare questi giochetti, non allontaniamo questo consiglio dai lavoratori”.

Al momento della votazione, insieme alle mani di Pd e M5S, se ne alzano simbolicamente anche molte dal pubblico. Sul documento della maggioranza si registra l’astensione di Carlo Bertelli della Lega.

E mentre si spengono i fari sul consiglio comunale, dalle scale della fabbrica si alza la voce dei sindacati, che criticano il “circo mediatico” voluto dall’amministrazione comunale.

“I lavoratori hanno fatto quattro giorni di presidio – afferma il segretario Fiom Giovanni Verla – e domani ci sarà il quinto, perché l’azienda deve capire che qui si fa la vertenza per i diritti, il salario, la prospettiva industriale. Noi pretendiamo che ci sia una convocazione dell’azienda perché la trattativa non si fa attraverso i mediatori. L’azienda deve riaprire il tavolo. L’impresa ha fatto una scelta che è stata quella di alzarsi dal tavolo ledendo la dignità delle lavoratrici dei lavoratori e di tutta la nostra provincia. Non ci si nasconde dietro soggetti terzi. La trattativa avviene al tavolo e Berco deve riconvocare le parti sindacali al tavolo. Alla 5 saremo di nuovo qua per i picchetti in vista di un’altra lunga giornata di lotta”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com