Eventi e cultura
12 Agosto 2020
Estate sul Baluardo si conclude con “Rischiotutto”: il miglior antidoto a qualsiasi virus, in primis a quello della ‘normalità’

Rischiotutto per ripartire dopo la quarantena

di Redazione | 6 min

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Rischio e azzardo, in questa estate post-quarantena nell’immaginario comune sono parole che vengono associate alla pandemia e alle conseguenze di comportamenti imprudenti.

Esiste però anche un altro tipo di rischio e di azzardo, quello che corrono attori, registi, musicisti e tutti coloro che partecipano alla realizzazione di uno spettacolo dal vivo ogni volta che escono in scena. Una precarietà che la pandemia ha aumentato, senz’altro in senso economico: la stima complessiva delle perdite (comprendenti le mancate entrate, i costi non recuperabili e i minori costi sostenuti per l’inattività) per lo spettacolo dal vivo è di 15.046.900 euro, solo in Emilia Romagna e solo nel periodo 24 febbraio-30 aprile, secondo il monitoraggio promosso dalla Regione, in collaborazione con Ater Fondazione, Istituto per i Beni artistici, Culturali e Naturali e l’Osservatorio Culturale del Piemonte. E Ferrara è la seconda città in Regione per concentrazione di attività annullate o sospese. 

La paura, la preoccupazione e l’isolamento vissuti durante la quarantena, per non parlare della sofferenza vissuta dai malati, dai loro famigliari e da tutti gli operatori sanitari, hanno posto però anche un’altra domanda: ci sarà un pubblico pronto ad assistere agli spettacoli?

E qui arriva la scommessa di “Estate sul baluardo”, la rassegna organizzata in collaborazione da Ferrara Off, Ultimo Baluardo e Scuola di musica Musi Jam, patrocinata dal Comune di Ferrara, che si conclude con un altro azzardo: una nuova produzione di Ferrara Off dal titolo più che mai pericoloso, “Rischiotutto”.

“Siamo soddisfatti di come è andata sia perché abbiamo totalizzato circa 800 presenze, sia per la collaborazione con le altre realtà del Centro Culturale Antonio Slavich”, ci dice Giulio Costa, direttore artistico di Ferrara Off e regista del nuovo spettacolo: “Abbiamo deciso per la prima volta di creare una rete di tutte le realtà del Baluardo per valorizzare questo luogo, anche in termini di fruibilità anche degli spazi esterni. Ci siamo detti che dovevamo sfruttare la stagione estiva per fare qualcosa dopo la quarantena e così dall’urgenza di tornare qui dopo il lockdown è nata in poco tempo Estate sul baluardo” fatta di concerti, djset, reading e spettacoli”. 

“Rischiotutto” è un azzardo in tanti sensi. Una nuova produzione, presentata d’estate, dopo un periodo di quarantena su un tema ancora molto attuale, l’esperienza della pandemia, che voi trattate attraverso l’ironia e la leggerezza del varietà. Come ti è venuto in mente di rischiare così?

“Rischio tutto” è una sorta di monito che mi sono dato dopo la fine della quarantena: è stato un periodo di riflessione per tutti noi, alla fine del quale mi sono reso conto che avevo voglia, avevo l’urgenza di rischiare tutto, teatralmente parlando. Questo lavoro in realtà è uno studio: uscito dall’isolamento a causa del coronavirus, mi sono chiuso in sala con Gloria Giacopini e Antonio Anzilotti De Nitto (entrambi già di casa nello spazio di Ferrara Off e ospiti anch’essi della rassegna con due loro monologhi, ndr) che hanno condiviso con me il rischio di lavorare senza sapere ancora di preciso cosa avremmo trovato alla fine delle prove. 

Un altro aspetto è il rischio vissuto come stimolo, l’azzardo che si può e si vuole accettare: assistere a un timido tentativo di rischio può aiutare gli spettatori a riflettere su ciò che abbiamo appena vissuto, la quarantena, che durante il processo creativo è venuta fuori prepotentemente. È forse la prima volta che mi capita di lavorare su un tema così universalmente condiviso e totalizzante da questo punto di vista: questo argomento, nel bene e nel male, è uno specchio per tutti. Spero possano nascere nel pubblico riflessioni impreviste sulle proprie modalità di vivere il rischio e la paura.

“Rischiotutto” fa il verso a un celebre varietà televisivo. Che serata sarà?

In bilico tra il varietà e l’improvvisazione, l’ironia e la riflessione. Sul palco saranno in due, ma io interverrò come agente esterno: loro lo sanno, ma non sanno quando. Gloria e Antonio sono due entità che si trovano a vivere contemporaneamente un momento di sospensione, mentre la mia presenza esterna è il filo conduttore del lavoro: il vero protagonista è quel qualcosa che si intromette nel quotidiano. Una sorta di parallelo con quello che è accaduto con la pandemia, che ha modificato la nostra quotidianità. Lo spettacolo diventa così uno studio, l’osservazione del nostro modo di vivere con e senza pandemia. Con Gloria e Antonio avevo già lavorato in Futuro Anteriore”, che durante il lockdown si è classificato secondo al Premio Inbox, ed è bello vederli assieme perché è come se fossero complementari: Gloria arriva alla profondità attraverso il divertimento, mentre Antonio attraverso l’introspezione.

Dunque un modo per tentare di esorcizzare timori e paure e disarmare le solitudini, recuperando in parte la funzione sociale del teatro.

Assolutamente sì. Ancora di più dopo la pandemia e la quarantena mi piacerebbe che il teatro tornasse a essere un po’ più necessario e recuperasse la dimensione di atto profondamente comunitario: un teatro di cui si capisca la valenza del vivere assieme quel momento e quell’evento, non importa se con due spettatori o con cento.

Ferrara Off vive e si basa sulla prossimità e il senso di comunità creato con il suo pubblico e con i suoi soci. Già in passato avete portato il teatro fuori dalle vostre mura. Come vi immaginate il ‘mestiere’ e l’arte ‘in presenza’ dopo l’isolamento e con il distanziamento sociale?

C’è sicuramente il lato della sostenibilità economica, ma è imprescindibile dalla sperimentazione e dalla reinvenzione di noi stessi. In senso artistico e creativo, dopo aver creato un rapporto di affezione con il nostro pubblico, ora a mio parere è il momento di scelte più radicali a livello di contenuti: mettere in gioco idee che altrimenti non realizzeremmo. E bisogna correre questo rischio insieme agli spettatori, mettendo da parte il concetto del pubblico come semplice fruitore, considerandolo invece come interlocutore. Rimettere in moto un’idea comune fra chi guarda e chi fa. Qui secondo me sta la chiave per ritrovare l’unicità del fare teatro e far sì che il teatro continui a essere un luogo vivo.

E Ferrara Off come ripartirà in autunno?

Si riparte trovando tutti i modi possibili per avvicinare il pubblico in maniera fisica, anche se per pochi spettatori, anche se per poco tempo. Ecco perché ripartiremo con il Bonsai Festival di microteatro, un format che avvicina le persone al teatro in maniera informale ed è già predisposto con spettacoli brevi per pochi spettatori. 

In autunno ci sarà anche tutto il lavoro di preparazione con le scuole per la prossima edizione di Monumenti Aperti, che sarà a dicembre in versione digitale.

Per quanto riguarda la stagione vera e propria, se c’è una cosa che il corona virus ci sta insegnando è non anticipare troppo la programmazione. Siamo in attesa delle nuove ordinanze. Speriamo di recuperare gli spettacoli che abbiamo perso. Probabilmente la stagione vera e propria partirà da gennaio 2021.

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