Cronaca
23 Luglio 2020
Le motivazioni della sentenza per Dobrev Radev, compagno di cella di Mauro Fabbri: "Intenzione solo simulata, non aveva aderito al progetto criminoso"

Caso Panigalli, “assolto perché non aveva alcuna intenzione di pianificare l’omicidio”

di Elisa Fornasini | 3 min

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Assolto perché il fatto non costituisce reato. A un mese dall’assoluzione di Dobrev Stanyo Radev, il 49enne bulgaro accusato di tentato omicidio in concorso di Lucia Panigalli, sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa dal collegio composto dai giudici Vartan Giacomelli, Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli che ritiene di “non aver trovato adeguato riscontro e che quindi non sia possibile affermare la penale responsabilità dell’imputato”.

Dobrev non aveva alcuna intenzione di pianificare l’omicidio della Panigalli, ma è stato al gioco del mandante del delitto -il compagno di cella Mauro Fabbri, assolto anche in via definitiva, che voleva a tutti costi far uccidere la sua ex compagna, probabilmente per non doverle pagare il risarcimento da 500mila euro – con l’intento di “trarre denaro e utilità e, avendolo poi denunciato, di ottenere benefici penitenziari”.

“È sufficiente domandarsi quali ragioni avrebbe avuto Dobrev di parlare con gli inquirenti dell’omicidio che stava per progettare se avesse avuto veramente intenzione di realizzarlo” sentenzia il tribunale, che non considera “logico” da parte del’imputato “avvertire spontaneamente le autorità dei propositi criminali di Fabbri fin dal 2015, rendendo dichiarazioni sia davanti al pm che ai carabinieri”.

Insomma, “nessuna prova certa è stata acquisita per dimostrare la convinta adesione del Dobrev al progetto criminoso”, anche per quanto riguarda la collaborazione del figlio Radostin, che ha “effettivamente cercato concreti elementi di riscontro sul luogo di residenza della vittima” ma senza provare “veri e propri sopralluoghi finalizzati a pianificare un’azione così clamorosa come omicidio e occultamento di cadavere”. Anche perché si tratta di un “ragazzo ipovedente, incapace di muoversi in autonomia e quindi di fare sopralluoghi per l’attività preparatoria del delitto”.

L’ultima “circostanza insormontabile sul piano di un logico e coerente percorso probatorio” è il fatto che “non vi sia alcun riscontro della ricerca e tanto meno dell’individuazione degli esecutori materiali del delitto”. Nessun sicario e quindi l’intenzione di aderire alla proposta criminale era “solo simulata, non per portare avanti il piano criminale ma per assecondare le richieste degli investigatori”.

Il collegio, infine, non ha disposto l’applicazione di alcuna misura di sicurezza in quanto “il difetto dell’elemento psicologico nella condotta dell’imputato (difeso dall’avvocato Gianluigi Biondi, ndr) fa venire meno qualsiasi giudizio in ordine alla sua pericolosità sociale”.

Propio l’avvocato Biondi spiega come dalle “dalle motivazioni emerge con chiarezza come il collegio ferrarese abbia ritenuto insussistente l’ipotesi accusatoria sia sotto un piano soggettivo – mancanza di adesione ab origine del Dobrev al piano omicidiario-  sia sotto quello oggettivo, difettando la sussistenza di qualsivoglia atto preparatorio. L’assoluzione è piena e sarà, a parere della difesa, il primo passo di riabilitazione pubblica della figura del Dobrev”.

L’avvocato Giacomo Forlani – parte civile insieme al collega Eugenio Gallerani per Lucia Panigalli e il figlio Samuel Carassini – chiederà alla prefettura il prosieguo del programma di protezione per garantire comunque la sicurezza della signora Panigalli, che continua a vivere sotto vigilanza. E che aveva già confidato di “non aver nessuna speranza per questo processo” ma di continuare la battaglia per modificare l’articolo 115 del codice penale, quello che ha permesso all’ex compagno di essere assolto dall’accusa di tentato omicidio perché non si può essere condannati per le intenzioni, se il reato non è stato commesso.

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