Cronaca
8 Febbraio 2019
Il pg aveva chiesto 8 anni per Mauro Fabbri e il suo sicario mancato. Accolta la tesi difensiva

Pianificò dalla cella l’omicidio dell’ex, assolto anche in Appello

di Redazione | 2 min

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La parte offesa, Lucia Panigalli

La prima sezione della Corte d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza di primo grado e ha assolto chi aveva progettato dal carcere di uccidere la sua ex compagna, Lucia Panigalli, 62 anni.

Mauro Fabbri, 57 anni, di Bondeno (difeso dagli avvocati Marcello Rambaldi e Dario Bolognesi), e il sicario mancato, Stanev Radostin Radev (difeso dall’avvocato Melissa Romani), 24 anni sono stati giudicati non colpevoli anche in secondo grado.

Fabbri dalla cella commissionò l’omicidio della Panigalli al suo compagno di carcere, che avrebbe dovuto agire insieme al padre (la cui posizione è stata stralciata e verrà giudicata dal tribunale di Ferrara in primavera, sempre con l’accusa di tentato omicidio premeditato). Nessuno dei due però aveva in realtà intenzione di compiere alcunché – o, almeno, non è stato provato -, ed approfittarono dell’urgenza di Fabbri per farsi consegnare il pagamento anticipato: 25mila euro e un trattore.

Davanti al gup Fabbri (e con lui il Radev) era stato assolto in rito abbreviato sulla base dell’articolo 115 del codice penale che esplicitamente esclude che due o più persone possano essere condannate per il solo fatto che tra loro ci sia un accordo allo scopo di commettere un reato ma poi questo non venga commesso. Il giudice accolse la tesi difensiva, ovvero che Fabbri venne ingannato dal suo ‘collaboratore’ che gli fece credere di essere pienamente intenzionato a eseguire il delitto, così da potersi intascare i benefici promessi dal 56enne di Bondeno, per il quale il giudice aveva comunque stabilito una misura di prevenzione da applicarsi quando finirà di scontare in carcere una condanna per tentato omicidio, sempre contro la ex compagna, datato 2010.

Sia la procura estense che i difensori della vittima – gli avvocati Eugenio Gallerani e Giacomo Forlani – avevano presentato appello contro quell’assoluzione e in sede di discussione il procuratore generale presso la Corte d’Appello aveva chiesto 8 anni e 8 mesi per entrambi gli imputati.

In attesa di conoscere le motivazioni, che verranno depositate entro 90 giorni, è palpabile la soddisfazione delle difese, che con l’avvocato Melissa Romani si ritengono soddisfatte dal fatto che “la Corte ha applicato i principi di legge che abbiamo portato alla sua attenzione e ha riconosciuto che il codice penale esplicitamente esclude che due o più persone possano essere condannate per il solo fatto che tra loro ci sia un accordo allo scopo di commettere un reato ma poi questo non venga commesso”.

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