Cronaca
28 Giugno 2020
Virgili (Squadra mobile): “Cerchiamo di non rendere franca nessuna zona della città”

Coltello e machete in centro: l’accusa è tentato omicidio

di Redazione | 3 min

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Si troveranno davanti al gip per la convalida con l’accusa di tentato omicidio. Sono un 29enne e un 32enne di nazionalità tunisina, entrambi pregiudicati e irregolari sul territorio nazionale (già oggetto di vari ordini di espulsione), i due aggressori arrestati venerdì dalla Polizia di Stato per l’agguato a colpi di coltello e machete (o sciabola).

La squadra mobile ha proceduto al loro arresto “in flagranza o quasi flagranza” e contesta loro anche la detenzione a fini di spaccio in concorso di sostanza stupefacente. “Sebbene le ferite siano non gravi – spiega il dirigente della squadra mobile di Ferrara Dario Virgili – abbiamo valutato la pericolosità della situazione, la zona dove è avvenuto, la veemenza con cui è stato compiuta l’aggressione, l’assoluta indifferenza degli autori a quello che li circondava. Per noi quindi l’intenzione dei due di colpire anche per uccidere era evidente. Il tutto andrà ora al vaglio della magistratura”.

Virgili ripercorre le tappe di quello che potrebbe essere uno scontro fra bande rivali per il controllo dello spaccio in alcune zone di Ferrara e che ha terrorizzato mezza città.

Virgili ripercorre in conferenza stampa le tappe del duplice tentato omicidio. Le due vittime (erano tre le persone aggredite, ma una è rimasta illesa, mentre gli altri due sono finiti all’ospedale con ferite profonde 2 centimentri da arma da punto e da taglio, uno nella regione addominale, l’altro al costato, giudicate guaribili in 8 giorni), intorno alle 17 parcheggiano in viale Volano. Attraversano il sottomura per passare in via Baluardi e in quel momento vengono chiamati per nome”. “Questo – afferma Virgili – dá l’idea del fatto che si conoscevano”. Sembra infatti che dietro al ferimento di una delle due vittime ci fosse un motivo sentimentale. Uno degli arrestati avrebbe riconosciuto un rivale in amore e lo avrebbe accoltellato per “punizione”.

Tornando alla sequenza dei fatti, quando i quattro tunisini sono gli uni di fronte agli altri, scatta l’agguato. Gli aggressori hanno in mano uno due coltelli e l’altro uno spray al peperoncino e un machete.

In questa prima colluttazione uno dei due aggrediti viene ferito mentre l’altro riesce a disarmare l’aggressore col machete e a lanciare via l’arma, che non verrà ritrovata. Gli aggressori si danno alla fuga e raggiungono un’Audi ferma all’incrocio con via Chiodare con alla guida una donna romena (al momento non indagata) e a bordo anche un minore.

Prima di salire “incontrano il terzo tunisino” – ricostruisce Virgili -, che proveniva da piazza Travaglio e lo feriscono.

L’auto però non riesce a partire perché arriva sul posto la prima volante della polizia, che la blocca. Nella vettura gli inquirenti troveranno 105 grammi di hashish già suddivisi in dosi. Inizia quindi la fuga a piedi verso il centro, dove i due aggressori vengono fermati, uno in via Vignatagliata e l’altro in via Capo delle Volte, dai poliziotti di quartiere immediatamente intervenuti con l’ausilio di una seconda volante. “Corrispondevano perfettamente – rimarca Vorgili – alle descrizioni rilasciate alla prima volante intervenuta sul posto”.

“Noi siamo qui per dirvi che crediamo che la risposta della Polizia di Stato sia stata immediata, tempestiva ed efficace” continua Virgili, che ipotizza “un evento maturato nell’ambito delle piazze di spaccio tunisine”.

“L’attenzione nostra, in linea con chi mi preceduto e con il questore – conclude -, è quella di non lasciare fuori nessuna zona; siamo stati impegnati sul Gad ma l’attività, sia preventiva che repressiva viene fatta su più livelli, piccolo spaccio, medio spaccio e grossi fornitori e su tutte le zone e su tutte le etnie. Cerchiamo di non rendere franca nessuna zona della città, di non consentire sacche di illegalità”.

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