La situazione dell’Hotel Astra, una delle prime strutture a mettersi a disposizione per ospitare pazienti dimessi dall’ospedale che non possono rientrare al loro domicilio, in quanto ancora contagiosi fino alla completa negativizzazione, pone alcuni interrogativi all’amministratrice di condominio Anna Raimondi.

Una “iniziativa meritoria” quella dell’Hotel, che però rischia di non tener conto di alcuni fattori. “Rilevo, per come è logisticamente strutturato il condominio – spiega Raimondi -, che l’accesso del personale sanitario e dei pazienti alle zone dell’hotel adibite a Covid, è stato individuato dalla procedura in un’area utilizzata quotidianamente anche da tutti i condomini e i loro aventi causa”.

Si parla, hotel escluso, di 35 unità immobiliari, tutte adibite ad uffici (tra cui una banca), che ricevono quotidianamente decine di persone. “Da qui nascono forti perplessità per un possibile contagio delle persone residenti e non – è la preoccupazione dell’amministratrice -, che ivi sono obbligate a transitare, dal momento che scientificamente non si hanno certezze sui tempi di durata della volatilità del virus. Sempre in tale accesso situato in via Aldighieri 5 non ho rilevato che la sanificazione della zona venga fatta ad ogni passaggio, come da procedura nei luoghi pubblici a rischio contagio”.

Raimondi ha già segnalato via mail il problema a sindaco e vicesindaco, Ausl e protezione. “Le ultime due hanno risposto – spiega -. Nel verbale della Protezione civile si parla di situazione di non promiscuità di ingresso che rassicura, ma non è così. Tutti passiamo da quell’unico ingresso. L’Ausl sostiene che i protocolli sono rispettati”.

Ma Raimondi ha già individuato una possibile soluzione, e a questo punto chiede solo di essere ascoltata: “ritengo che sia opportuno trovare una soluzione alternativa, che peraltro esiste al civico 3 del ristorante attualmente chiuso, per l’ingresso e l’uscita di pazienti e del personale medico per garantire la sicurezza sanitaria anche ai condòmini che rappresento.

Capisco che parliamo di persone in difficoltà, costrette a restare lontano dai loro cari, ma la soluzione che abbiamo individuato non li scomoderebbe minimamente”.