Economia e Lavoro
5 Aprile 2020
Circa 2mila punti vendita chiusi dall'11 marzo. Felloni: "Le piccole strategie di sopravvivenza non basteranno per salvare le imprese di vicinato"

Fatturati dimezzati, “salvaguardare l’intera filiera della moda”

di Redazione | 3 min

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“Nell’anno in corso i fatturati del tessile abbigliamento potrebbero dimezzarsi se non peggio” è l’allarme di Federazione Moda Italia Confcommercio che ipotizza una perdita complessiva di 6,6 miliardi di euro sul mercato nazionale.

Sulla base di queste analisi interviene Giulio Felloni, presidente Provinciale di Ascom Confcommercio e Federazione Moda Ferrara: “Nella nostra città ed in provincia ci sono circa 2mila punti vendita (tessile abbigliamento , accessori, calzature e pelletteria) con le serrande abbassate dallo scorso 11 marzo per effetto del relativo decreto emesso dal Governo per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Si sta creando una situazione molto complicata per l’intera filiera della moda che è l’elemento trainante per il sistema economico nazionale e che necessita di maggiori attenzioni da parte del Governo”.

Uno dei temi centrali per Felloni è “innanzitutto la liquidità come fermamente evidenziato dal nostro presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli. Una liquidità che dovrà essere fruibile a tutti i soggetti imprenditoriali in modo lineare, trasparente, con linee di finanziamento dedicate a tasso zero e senza complicate strozzature burocratiche”.

Un altro aspetto centrale per il settore moda si riferisce ai rapporti con i fornitori sia per quanto riguarda le merci invendute e giacenti nei negozi sia per gli ordini dell’autunno inverno 2020. Il terzo elemento va riferito alle locazioni: “Anche in questo caso sarà necessario condividere l’ emergenza con i proprietari degli immobili in un clima di assoluta collaborazione gestendo questa situazione non prevedibile e non certamente voluta. E’ chiaro, che con incassi azzerati qualsiasi attività commerciale si trova nell’impossibilità di far fronte ai termini di pagamento” .

“A seguito di queste considerazioni mi preme sottolineare – prosegue Felloni – che sarebbe indispensabile provvedere con alcune iniziative sul piano delle tasse: “Chi non produce rifiuti perché la sua attività è stata chiusa per decreto, chiedo perché dovrebbe pagare anche solo un euro?”. Ed un discorso analogo vale per l’Iva: “Di fronte ad azzeramenti degli introiti che senso ha parlare di versamento per questa imposta? Tutto questo a tutela del mantenimento del posto di lavoro dei nostri collaboratori evitando che molte imprese, già in ginocchio, gettino le spugna”.

“Il nostro settore moda subirà cambiamenti profondi di regole e comportamenti. Le piccole strategie di sopravvivenza – modificate giorno dopo giorno – non basteranno per salvare le imprese di vicinato che in marzo e in aprile stanno facendo i conti, pesantissimi, con queste chiusure – rimarca Felloni – mentre la totale incertezza nelle modalità e nei tempi delle riaperture condizionerà le strategie imprenditoriali per il futuro. La ripartenza per tutti dovrà avvenire in un corretto equilibrio all’interno di un contesto di relazioni e di socialità importanti e che potranno essere lo scenario sostenibile del nuovo modello di consumi. La convinzione di noi imprenditori del settore è che ci riprenderemo soltanto collaborando tutti insieme con il coraggio e l’energia che ci contraddistinguono” conclude Felloni.

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