Non piacciono ad Angela Alvisi, ex presidente dell’Asp oggi candidata alle regionali con Emilia-Romagna Coraggiosa, le modifiche apportate dalla Giunta comunale al regolamento per l’accesso alle case popolari.
In particolare non vengono apprezzate le “restrizioni penalizzanti sulle rinunce”, effettuate al contempo “favorendo con ogni evidenza alcune categorie, come ‘residenti storici’ e padri separati, a svantaggio di altre ugualmente bisognose”.
“Si fa equità sociale sostenendo le situazioni più fragili e in difficoltà, oppure valorizzando esclusivamente la “residenza storica”? – chiede Alvisi -. Non è chiaro cosa succederà ai giovani uomini o donne italiani ma non ferraresi che vorranno crearsi una famiglia o che troveranno lavoro a Ferrara: con il presupposto della residenza storica potranno mai accedere ad un alloggio popolare? È così che l’attuale amministrazione ritiene di poter rendere più attrattivo e aperto allo sviluppo il nostro territorio? Inoltre – rileva la candidata – i nuclei residenti di origine non italiana per certificare la mancanza di immobili di proprietà nel Paese di provenienza dovranno produrre la certificazione della propria ambasciata. Si vuole far credere che chi proviene dalla Siria, dalla Libia, da uno dei tanti Paesi africani afflitti da guerre civili, possa riuscire a produrre tale documentazione e ciò è semplicemente sconcertante. Evidentemente questa amministrazione ritiene che il diritto alla casa sia differenziabile, in questo caso sulla base del Paese di provenienza. La prossima volta sulla base di quale altro requisito definiranno i criteri? La religione, l’orientamento sessuale, politico, forse la ‘razza’?”.
Criticata anche la forte penalizzazione per la rinuncia all’alloggio – nemmeno una volta, al contrario del passato in cui era ammessa una rinuncia nel caso si trovasse troppo distante dalla scuola o dal lavoro – “salvo i casi accertati”. Per Alvisi “sarebbe doveroso precisare quali fattispecie possono rientrare in quell’eccezione ‘salvo i casi accertati’. Questa formula serve infatti a lasciarsi uno spazio di discrezionalità, come dimostra la vicenda dell’alloggio ancora occupato dal vicesindaco?”.
Altro interrogativo, infine, riguarda la graduatoria speciale per padri separati. “E le madri separate? Perché dare per scontato che non possano trovarsi anche le madri separate nella medesima situazione? Perché non definire i criteri per accedere a questa speciale graduatoria, invece di riproporre l’odiosa e inaccettabile discriminazione di genere?”
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