Goro
21 Gennaio 2020
Avrebbe raccontato il falso agli inquirenti in merito a una confidenza da lei ricevuta e poi riportata a un'amica pochi giorni dopo l'assassinio di Willy

Omicidio Branchi, un’altra donna indagata per false informazioni

di Daniele Oppo | 2 min

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Foto tratta dal web

Goro. Ancora le bugie, ancora le mezze verità, ancora le parole prima dette e poi smentite nel momento in cui sarebbero state di maggior valore. C’è una nuova iscrizione nel registro degli indagati, l’ennesima per aver detto il falso, nel procedimento per l’omicidio di Willy Branchi, il 18enne di Goro trucidato nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1988.

Si tratta di una donna che all’epoca dei fatti avrebbe ricevuto una confidenza pesantissima dalla madre sul trasporto di Willy, probabilmente già cadavere, su una motoretta, forse la stessa in cui avrebbero potuto sedere i due fratelli pescatori oggi indagati per omicidio. Di quella confidenza, poco tempo dopo la donna rese edotta una sua amica che, trentun’anni dopo, la primavera scorsa, ha deciso d’informare anche gli inquirenti.

Sentita in procura, però, la donna ha negato di aver mai confidato all’amica una storia del genere, al punto che il pm Andrea Maggioni le ha messe a confronto. Il risultato è stata una nuova iscrizione nel registro degli indagati per aver reso false informazioni al pubblico ministero: quelle negazioni, quelle smentite, non hanno convinto nessuno in procura.

E ora siamo a quota dieci indagati in questa triste vicenda che vede la procura insieme alla famiglia Branchi e all’avvocato Simone Bianchi battersi come leoni alla ricerca della verità, di una giustizia dovuta. C’è il prete, don Tiziano Bruscagin – le cui parole al giornalista Nicola Bianchi de Il Resto del Carlino avevano di fatto permesso di riaprire il caso – indagato per calunnia nei confronti di due fratelli (diversi dagli indagati per omicidio) e anche per falso; c’è Carlo Selvatico, prosciolto dall’accusa di false informazioni e che pochi giorni fa è rientrato nel caso dal portone con l’accusa di favoreggiamento; ci sono il sarto Rodrigo Turolla e sua moglie Maria Barini, la cui casa dà su via Buozzi, il luogo dell’omicidio, sempre indagati per false informazioni, come anche il medico Pierluigi Bordoni e il pescatore Patrizio Mantovani.

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