La ‘Casa del sollievo’ della Fondazione Ado ha vinto uno dei premi assegnati ai migliori cantieri italiani per il Trofeo Gyproc 2019, promosso dalla Gypsum di Saint-Gobain, leader mondiale dell’edilizia sostenibile.
Grazie al voto degli utenti e al giudizio di esperti, sono stati decretati i vincitori delle 5 categorie in gara: Lastre, Controsoffitti, Innovazione e Sostenibilità, Edilizia Residenziale, Edilizia Non Residenziale. Si tratta di una competizione che si svolge ogni due anni e riguarda i migliori progetti realizzati con i sistemi e le soluzioni Saint-Gobain Gyproc.
A vincere nella categoria Lastre è stataproprio la Casa del sollievo di Ferrara, una struttura sanitaria di nuova generazione destinata a pazienti con patologie degenerative neurologiche e ai loro familiari.
La realizzazione è conseguenza diretta dell’evoluzione che negli ultimi anni ha portato la Fondazione Ado Onlus – operante dal 1998 nella provincia di Ferrara nell’ambito delle cure palliative – ad estendere l’assistenza dall’ambito oncologico ad un’area più vasta. Il nuovo complesso è costituito dall’alternanza di diversi volumi, differenti per altezza e per linguaggio architettonico, che si articolano intorno ad uno scenografico giardino centrale sul quale si affacciano le 20 stanze, tutte singole e dotate di un’area verde privata. Oltre alle camere, a piano terra, trovano spazio vari ambienti comuni, i locali tecnici e di deposito, le zone di supporto, la sala del culto, il ristorante, il bar e le cucine. Al primo piano sono invece collocati gli uffici e i servizi amministrativi, l’area direzionale, gli spogliatoi, la palestra e quattro stanze ad uso foresteria dedicate agli accompagnatori dei pazienti.
“Le basi fondanti del progetto – racconta Daniela Furiani, presidente della Fondazione Ad Onlus che ha voluto fortemente questo nuovo complesso – sono la presa in cura globale, l’assistenza di qualità in un contesto ricco di umanità, solidale e rispettoso dei bisogni, delle aspettative e della cultura del paziente e dei suoi familiari. La struttura deve diventare parte integrante della città e deve essere un’opportunità di aggregazione per l’intera comunità, non un luogo da nascondere agli occhi e alle coscienze.”
“Partendo da queste premesse fondamentali – aggiunge l’architetto Paolo Grazzi, anch’egli ferrarese, progettista e direttore dei lavori – abbiamo cercato non solo di creare uno spazio aperto alla città, ma di farlo diventare uno spazio della città. Al contempo deve essere un luogo dove il paziente, oltre alle cure mediche derivanti dalla malattia, possa ricevere e fruire di tutte le attenzioni possibili dal punto di vista morale, sociale, ludico e culturale. La conformazione planimetrica degli ambienti e la disposizione delle funzioni derivano in modo diretto da questi concetti e si basano sulle seguenti linee guida progettuali: la declinazione e la permeabilità degli spazi aperti – la piazza, il parco, i giardini – il concetto di protezione visiva, acustica e termica dato dall’inserimento della collina, l’accessibilità totale e il mix di funzioni per una vivibilità non
ospedalizzante per il degente ed i suoi familiari”.
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