Argenta
8 Gennaio 2020
Una barriera di legname si è ammassata tra i piloni. Timore di smottamenti e frane arginali

‘Diga’ di tronchi sul ponte Bastia

di Redazione | 3 min

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Un po' di rumore, tanto timore. Ha seminato il panico fra le persone presenti in zona un giovane che, per motivi ancora da chiarire, ha esploso un colpo di pistola in centro a Ferrara, in via Garibaldi all'angolo con piazza Sacrati. Si trattava di una pistola scacciacani, come si scoprirà successivamente, che non ha colpito nessuno ma che ha comunque terrorizzato numerosi passanti

di Giada Magnani 

Tane di nutrie, istrici e volpi. Ma anche e soprattutto l’accumulo di tronchi, legname, arbusti, ramaglie e anche rifiuti. Sono elementi questi che minano gli argini di fiumi e canali di Argenta e dintorni, o addirittura la tenuta del sistema idraulico del territorio.

Se per i danni causati dagli animali sono già stati attivati da tempo diversi interventi che ne limitano la proliferazione (catture ed abbattimento ad esempio) le risposte da dare alle cosiddette dighe naturali (barriere di alberi e vegetazione sradicati dalla corrente e trascinati a valle dall’acqua durante le piene) sono un po’ più complesse e variegate.

Di recente infatti il ponte sul Reno di Traghetto, che collega il Ferrarese col Bolognese, è stato interdetto al traffico veicolare per bonificare una vistosa barriera di materiali di varia tipologia. Questo è avvenuto anche in precedenza a Santa Maria Codifiume. Mentre ad Anita si temono erosioni della golena, paure insomma già segnalate, così come a Ponte Bastia di San Biagio.

Località in cui per l’ennesima volta in otto anni si registra appunto la formazione di questa sorta di tappi che, impigliandosi tra i piloni delle strutture in oggetto, ostruiscono, o comunque frenano, il regolare flusso dell’acqua. Che poi preme sugli alvei provocando appunto parziali inabissamenti, più o meno vasti.

Non si tratta dunque più di casi isolati, ma di eventi con cadenze periodiche, recidive, coincidenti appunto con il maltempo e le forti precipitazioni. Fatto sta che questi casi stanno assumendo una certa frequenza, alimentando un certo turbamento tra i residenti. Che si lamentano puntando l’indice su possibili rotte, alluvioni ed allagamenti. Dunque per scongiurare pericoli “bisogna affrontare il problema alla radice, e non con soli lavori tampone: vale a dire di rimozione e smaltimento, e senza accatastamenti a riva che potrebbero essere risucchiati sotto le arcate alla piena successiva”.

Cinque anni fa alla Bastia aprì un cantiere, costato oltre 250.000 euro, che ha ripristinato e potenziato con una massicciata la sponda ferrarese, parzialmente sprofondata (complice forse anche il terremoto del 2012) a causa della pressione dell’acqua, frenata da quella sorta di ostacolo naturale. Il tutto mentre sul versante romagnolo, all’epoca meno intasato di quello sul fronte opposto, tale intervento è iniziato il mese scorso.

Già alle prime manifestazioni di tale fenomeno, gli addetti del servizio regionale di bacino hanno autorizzato un’operazione sino ad allora vietata ai privati: lo sfalcio cioè dell’erba e della folta vegetazione che cresce incontrollata negli alvei. Dando l’ok anche all’espianto o taglio di alberi da utilizzare come combustibile da riscaldamento: ma nel rispetto e tutela dell’ambiente e dei suoi vincoli paesaggistici.

Ancor più determinante sarebbe però mettere mano ad operazioni di pulizia e rinforzo spondale, comunque considerati dalla protezione civile e dalla regione “di somma urgenza”. Operazioni che, come spiegato dall’assessore Sauro Borea, “sono a carico di Anas, proprietaria della statale 16 e quindi del ponte, verso la quale come amministrazione comunale ci siamo già fatti sentire, sollecitando gli opportuni interventi, anche se in quella sede la cosa rientrerebbe nella normalità, e non desterebbe quindi grosse preoccupazioni”.

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