di Pietro Perelli
Dopo il ritrovo in stazione una lunga marcia fino a piazzetta municipale per circa 30/40 manifestanti delle forze dell’ordine accompagnati dall’ex segretario generale del Sap, Sindacato autonomo di polizia, Gianni Tonelli ora deputato in quota Lega. Insieme a loro anche il senatore Alberto Balboni accompagnato dal figlio Alessandro, assessore dell’attuale giunta comunale.
Sugli striscioni portati dai manifestanti si legge “rispetto” e “forze dell’ordine e cittadini insieme per la sicurezza”. “Sono qui oggi – dice Tonelli – non tanto come rappresentante della Lega ma come poliziotto, sono qui perchè noi abbiamo un sistema che non difende i suoi difensori”.
Proprio per questo il deputato sta sviluppando un disegno di legge che prevede nel suo primo articolo “che venga collocata in ogni auto, in ogni divisa, in ogni cella di sicurezza una videocamera per certificare ogni nostro respiro e per rispondere alla comunità”. “Perchè oggi – continua – ogni asino che raglia ci trascina alla sbarra, ogni accusa ci porta a dover patire un processo di gogna mediatica e di disumanizzazione e noi vogliamo rispondere in questo senso”.
“Un esempio – conclude – ci viene proprio qui da Ferrara dove nelle celle di sicurezza vi erano
personaggi che, quando arrestati, si cagionavano delle lesioni accusando le forze di polizia; da quando sono
state messe le telecamere nelle celle di sicurezza vi è stato un crollo del cento per cento degli atti di
autolesionismo e quindi delle accuse farlocche”.
Il senatore Balboni aggiunge, come misura per aiutare la polizia penitenziaria, di rimandare i detenuti extracomunitari nelle carceri del loro paese di origine. “Più di un terzo dei detenuti in Italia sono stranieri – dice – e costano allo stato 250 € al giorno, noi proponiamo di mandarli a scontare la pena nelle carceri dei paesi di provenienze”. “Perché – continua – chi delinque in Italia non ha diritto di godere poi di un trattamento privilegiato come quello riservato ai detenuti mentre invece le guardie carcerarie sono costrette a turni massacranti”.
“Il motivo per cui siamo qua – dice Mauro Malaguti, già poliziotto militare oggi coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia – è quello che c’è scritto sullo striscione, rispetto”. “Una volta – continua – l’arma principale delle forze dell’ordine era la divisa, oggi non essendoci più rispetto verso questa è molto più difficile per il poliziotto che è costretto a usare altre armi a sua disposizione”.
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