Lettere al Direttore
15 Novembre 2019

Dopo il cane Rommel ecco il cane Pepito

di Redazione | 5 min

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Questo è Pepito, un pincher di sei chili, tutto nervi e muscoli. Non odia nessuno ma, credendosi un leone ed essendo un maschiaccio dominante, non sopporta gli altri maschietti quadrupedi. Con gli umani? Nessun problema: gialli, verdi, neri, rossi e bianchi, se gli piacciono è festa grande altrimenti non li considera.

Chissà, forse il Rommel quadrupede oggi sulla cresta dell’onda è imparentato con il mio Pepito, visto che i dobermann discendono anche dai pincher! Rommel, nome forse un po’ troppo, diciamo così, impegnativo? Per carità, fermo restando che ogni persona può chiamare gli animali come ritiene più opportuno, io non avrei mai chiamato il mio pincher con il nome di un generale sovietico, per definirmi poi il suo Lenin o Stalin, ma, per carità, liberissimi di chiamare un dobermann Rommel e il suo compagno di vista di definirsi il suo Fuhrer.

Da qui, però, a dipingere il feldmaresciallo Edwin Rommel come un vero e proprio mitologico soldato tutto d’un pezzo, anti hitleriano e soltanto quasi casualmente anche uno dei fedelissimi del Fuhrer (quello bipede e con i baffetti intendo): si vuole forse negare che Rommel vide in Hitler l’ancora di salvezza per la Germania sconfitta ed umiliata dalla sconfitta nella Grande Guerra? E che forse il loro rapporto fu anche e soprattutto un lungo do ut des? Io mi servo di te perché sei un ottimo militare e io ti resto fedele per fare carriera, carriera che, secondo quanto riportato alla voce ad nomen dell’Enciclopedia Treccani online, iniziò quando «aderì fin dall’inizio al partito nazista e vi divenne membro delle sezioni d’assalto».

Man mano che divenne sempre più chiaro che la guerra aveva ormai preso un ben chiaro indirizzo, per gli alleati Rommel divenne indiscutibilmente un punto di riferimento per quella che avrebbe dovuto essere la Germania post hitleriana: ma ciò cosa significherebbe? Forse la beatificazione di Rommel? Non era un gerarca ma un feldmaresciallo della Wehrmacht (l’esercito tedesco): quindi? Tutto perfetto solo perché non era un SS?

Non fu un criminale di guerra, certamente fu un abilissimo condottiero militare, che, forse involontariamente, sfruttò a proprio vantaggio il fatto che, nella campagna dell’Africa settentrionale, non si resero necessari bombardamenti a tappeto, o massacri di civili, non dovendo neppure lottare contro gruppi di oppositori locali più o meno organizzati. E così i sudditi di sua maestà, o per meglio dire Sir. Wiston Churchil iniziò a dipingere un’aura mitica intorno a quella figura che sarebbe diventata la ‘volpe del deserto’, imprendibile ed imbattibile per gli inglesi, con l’intento di giustificare le temporanee sconfitte africane ma rendendo ancora più eclatante la vittoria finale britannica in Africa settentrionale.

Operazione Valchiria: altro mito? Chi può essere certo di una sua partecipazione diretta o anche solamente morale alla congiura di Rastenbourg? Chi può essere certo che la figura di Rommel anti hitleriano non sia stata costruita ad hoc anche (e non solo) proprio da Hans Speidel, sopravvissuto all’attentato ad Hitler, capo di stato maggiore di Rommel, futuro comandante dell’esercito della Germania ovest prima e comandante NATO poi, solo per brillare di luce riflessa? Proprio il far rientrare Rommel, anche se con un ruolo estremamente marginale, nel gruppo di congiuranti di Stauffenberg potrebbe essere ritenuto il fattore decisivo per dare solide fondamenta a questa mitizzazione post-bellica.

Ipotizziamo, invece, che la sua redenzione, il suo passaggio al fronte anti-hitleriano sia stato dovuto alla seppur tardiva comprensione di ciò che Hitler aveva compiuto in Europa per salire al potere e mantenerlo: come mai tale folgorazione avvenne solo quando le sorti del conflitto iniziarono a mettersi male per il Reich? Dov’erano finite la sua lealtà al Fuhrer ed il profondo senso di obbedienza militare che lo avevano legato a doppio filo al dittatore austriaco? Erano state fatte forse crollare improvvisamente dallo sbarco alleato in Normandia? Crollo che lo portò a suggerire ad Hitler una pace separata con gli alleati occidentali per potersi concentrare nell’attacco antisovietico (unico vero nemico del Reich per Rommel) e prova di questo potrebbe essere proprio il mancato sbarco tedesco a Malta?

Ma davvero si può credere che un perno, una colonna portante della Wehrmacht come Rommel non sapesse o sapesse solo in parte ciò che accadeva nel Reich? Il generale (forse) tenuto in maggiore considerazione da Hitler non era a conoscenza della soluzione finale, dei Konzentrations lager (Buckenwald, Mauthausen, Flossenbourg, Dachau e si potrebbe continuare a lungo) e di ciò che al loro interno accadeva? Può darsi ma, mi si permetta, lo ritengo estremamente difficile da credere visto che è ormai provato con documenti d’archivio che perfino gli U.S.A. (per non parlare della C.R.I.) sapevano benissimo ciò che accadeva (si veda il bel libro L’IBM e l’olocausto di Edwin Black) all’interno dei lager.

Mi si conceda un’ultima digressione, sulla Wehrmacht, dipinta dalla discussione in rete da alcune persone, quasi come un elemento senza alcun rapporto con il mondo nazionalsocialista. Credo che far passare l’esercito tedesco come un’entità avulsa dal nazismo sia una tremenda forzatura storica. La sua continuità con la Reichswehr, che cessò di esistere nel marzo 1935, fu, infatti, solo formale. E, inoltre, come avrebbe fatto a reggersi in piedi il terzo Reich senza il suo totale appoggio?

E’ fuor di dubbio che altri furono i reparti che assursero ad un tremendo ruolo di primo piano in stragi ed eccidi di massa in molte parti della nostra Europa e che gestirono anche direttamente gran parte della “soluzione finale”, ma anche il ruolo della Wehrmacht non fu certo irrilevante: si pensi soltanto a quanto compiuto durante l’invasione della Polonia e agli eccidi e alle stragi di partigiani e civili perpetrate sul suolo italiano, spesso in collaborazione con i fascisti. Se l’esercito tedesco fosse stato immune da colpe allora avrebbero sbagliato i giudici di Norimberga che condannarono il generale Alfred Jodl ed il feldmaresciallo Wilhelm Keitel della Wehrmacht in quanto criminali di guerra (fermo restando la mia totale contrarietà alla pena di morte).

Se devo parlare di miti, preferisco farlo in relazione a quelli greci e romani. L’uso a sproposito delle parole mito ed eroe che anche nel quotidiano si fa è spesso una conseguenza della spropositata esaltazione e volontà di magnificare fatti e persone di un peso specifico in realtà bassissimo.

Ricordiamoci sempre che grazie ai soldati alleati, a chi arrivò anche dall’altra parte del mondo per morire nella nostra Italia, e a tutti quegli italiani che seppero scegliere di stare dalla parte giusta oggi possiamo siamo liberi di chiamare un cane Rommel.

Io, è come me spero davvero molti proprietari di quadrupedi, non mi ritengo né il Fuhrer né il duce di Pepito ma un suo semplice compagno di vita.

Davide Guarnieri, storico e archivista 

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