Cronaca
19 Agosto 2019
Dopo la scarcerazione e l'accompagnamento e Londra di Desmond Richard Blackmore, parla il fratello della vittima: “Quel giorno dovevo fare una serata al Torrione, lui disse che mia sorella stava male. Spero di ritornare a Ferrara per suonare”

Il dolore di Delio Barone: “Dopo 12 anni ‘Des’ è già fuori”

di Daniele Oppo | 4 min

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Delio Barone

Ci si lamenta spesso della mancanza di certezza della pena. Questa volta, invece, certa lo è stata: 15 anni e 2 mesi in abbreviato, già scontati di un terzo per via del rito, un quinto di sconto per buona condotta. Dopo 12 anni e 5 mesi da quando uccise Oletta Barone, sua moglie, Desmond Richard Blackmore ha saldato il suo debito con la giustizia italiana ed è di nuovo un uomo libero, anche se non in Italia.

Certa o meno, quella pena appare troppo corta per chi guarda dall’altra parte, quella della famiglia Barone. “Erano già pochi gli anni che gli avevano dato, gliene hanno tolti di ulteriori – afferma affranto Delio Barone, fratello della vittima, chitarrista swing di spessore nel panorama musicale italiano e non solo. “Queste cose qua una volta erano un ergastolo. L’omicidio è del 2 marzo 2007 e dopo 12 anni una persona è libera. Per fortuna è stato riporto in Inghilterra, non sono convinto che il carcere sia una situazione dove uno si corregge. Non penso che con tutti i criminali con cui ha vissuto ‘Des’ abbia imparato la lezione”.

La scarcerazione non è stata un fulmine a ciel sereno, anche se il dolore non è meno intenso: “Avevamo già dei sentori, ci dicevano che aveva delle libere uscite, andò a recitare al Teatro comunale di Ferrara nel 2016. Lui è sempre stato un bravo attore, in tutti i sensi. L’avrà raccontata giusta anche a quelli della prigione”. “È una balla che l’avesse ammazza perché litigavano – spiega -, lo ha fatto alle 6 di mattina in un condominio dove non volava una mosca. Poi ha fatto la lavatrice ed è andato a lavorare. Ha cercato di badare ai suoi interessi, era sempre incasinato”.

La notizia della scarcerazione e dell’immediato rimpatrio a Londra, fatta circolare dal ministro Matteo Salvini – che ha preso la decisione – nella giornata di domenica rimarrà, almeno finché reggerà, un piccolo segreto all’interno della famiglia: “A mia madre, che è del ’31, che non legge i giornali, forse guarda Telestense, per il momento non glielo diciamo”

Il tempo è un fattore fondamentale, forse ancora di più per chi, da musicista, lo conosce nel profondo. E in questa vicenda, il tempo è andato troppo piano e poi troppo forte. “C’è una parte che colpisce chi subisce questi dispiaceri e che le persone forse non conosce – spiega Barone -. La legge italiana prevede che fino a quando non c’è il terzo grado di giudizio l’erede sia lui e non ci si arriva in due giorni. In più, una volta che si è ottenuta la sentenza definitiva, bisogna fare un procedimento per renderlo indegno dell’eredità. Il Comune ci chiedeva l’Ici per la casa, nonostante il giudice dicesse che l’erede era lui, la liquidazione delle Poste, dove mia sorella era impiegata, l’abbiamo ricevuta dopo 5 o 6 anni, e dopo altri 5 o 6 anni lui è già fuori”.

Da ‘Des’ in tutti questi anni non sono mai arrivate scuse formali. “Se c’è qualcuno che mi ha chiesto scusa è un addetto dell’Aci di Bologna, dove andai per poter vendere la Renault 4 di mia sorella”. A Ferrara “la responsabile continuava a sostenere che l’erede era Desmond e che io la volevo ingannare, dovetti raccontare lì, davanti a tutti, la sua storia, senza privacy”.

“Ci sono aspetti incredibili – constata Barone -.  per il femminicidio dovrebbero davvero fare uno studio sulle conseguenze, al di là della morte della persona. In questo momento sono agitato, c’è un aspetto razionale e uno emotivo che viene fuori dopo, come un iceberg, un sesto fuori e cinque sesti dentro”.

E poi ancora la musica. “Quel giorno doveva fare una serata al Torrione, doveva venire e nessuno la trovava. Mia sorella provò a chiamarla e rispose lui, disse che stava male… Ormai parlo con voi solo per le cose brutte”, chiude amaro Delio Barone, ma rimane almeno una punta di speranza: “Spero che la prossima volta sia perché finalmente torno a Ferrara per suonare, mi piacerebbe”.

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