Cronaca
19 Luglio 2019
Due anni, due mesi e venti giorni di reclusione per Stefano Tarascio, alla sbarra per la truffa dell'assegno su WhatsApp

Mini stangata in abbreviato per il ‘re delle truffe’

di Redazione | 2 min

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Due anni, due mesi e venti giorni di reclusione che vanno a sommarsi a un carico di pene da scontare che, aggiornato alla scorsa settimana, arriva a sei anni e quattro mesi. È una mini stangata per Stefano Tarascio, quella arrivata dal tribunale di Ferrara nella giornata di giovedì.

Notissimo nelle aule di via Borgo dei Leoni, Tarascio, 30 anni, è stato infatti condannato con rito abbreviato (dunque con pena già scontata di un terzo, come prevede il rito) per la truffa dell’assegno su Whatsapp, grazie alla quale – con la complicità della suocera, condannata a 6 mesi, con sospensione e beneficio della non menzione – era riuscito a ingannare sia un uomo della provincia di Venezia, sia una banca, incassando soldi utilizzando un assegno falso.

Il pubblico ministero (in aula il vpo Renzo Simionati), aveva chiesto una pena più lieve: un anno e 8 mesi di reclusione (mentre ne aveva chiesta una più severa per la suocera: un anno di reclusione).

“Aspettiamo la sentenza e faremo appello”, commenta il difensore di Tarascio, l’avvocato Filippo Sabbattani che conta anche di poter far ridurre il carico di pene che il proprio cliente sta scontando, chiedendo di riconoscere il fatto continuato (per fatti commessi tutti tra 2014 e 2015).

In quest’ultimo caso, Tarascio aveva messo in vendita su Subito.it una Mercedes usata al prezzo di 18.500 euro. La vittima aveva abboccato all’amo e si arrivò a un accordo per la compravendita con pagamento e ritiro a Livorno il 30 maggio. Ma prima l’ignaro acquirente ha dovuto dare conferma della sua serietà inviando su WhatsApp una foto dell’assegno circolare che avrebbe consegnato al momento dello scambio. Quella foto è stata la base per creare un assegno falso, che Tarascio avrebbe ricevuto da Napoli e col quale, insieme alla suocera, ha iniziato a fare dei prelievi – oltre i 10mila euro secondo i carabinieri – dopo averlo depositato in una filiale di Bper a Bologna.

In quell’occasione, dopo averlo colto con le mani nel sacco, appena dopo un prelievo, i carabinieri trovarono anche numerose buste provenienti da varie banche e indirizzate a varie persone.

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