Politica
15 Luglio 2019
Il centro sociale: "Chiesti 500 euro per coprire spese extra". Rete Cambiavento e gruppo Gad: "Abuso di potere da parte del vicesindaco"

Naomo blocca i fondi alla Resistenza: “Rappresaglia di un uomo solo al comando”

di Redazione | 4 min

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Oltre cento persone al corteo organizzato dal centro sociale La Resistenza. Dal parco Coletta a piazza Castello studenti e lavoratori di ogni età hanno intonato insieme “Bella Ciao” e altri canti antifascisti.

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“La Ferrara delle rappresaglie, dell’uso privato della cosa pubblica, dell’abuso di potere, dove c’è un uomo solo al comando”. È la città descritta da Rete Cambiavento e Gad – Gruppo Anti Discriminazioni dopo che il vicesindaco Nicola Lodi ha annunciato lo stop a qualunque contributo comunale al centro sociale La Resistenza.

Un taglio assicurato durante lo ‘sgombero soft’ di mercoledì notte in piazza Verdi, dove l’esponente leghista ha notato un gruppetto di ragazzi che suonava la chitarra, li ha additati come attivisti del centro sociale e tanto basta per far trapelare che “alla Resistenza non arriverà neanche un euro“.

Neanche un euro dei 500 richiesti lo scorso aprile all’assessorato al decentramento per coprire alcune spese extra.

“Il vicesindaco ci ha chiamati giovedì per capire il motivo della richiesta di contributo che ha sulla scrivania (e che, aggiungiamo, bastava solo leggere) – chiariscono i ragazzi del centro sociale -. Si tratta di ben 500 euro (una cifra da capogiro!) sui quasi 1000 euro già spesi col fondo del centro sociale per stampare il programma pieghevole per promuovere le attività sociali e culturali, disegnato a mano e fotocopiato in bianco e nero, per il collaudo acustico del centro sociale e per il rinnovo del noleggio degli estintori”.

Alla Resistenza “non è chiaro come la presenza di persone che passano il proprio tempo libero in piazza possa condizionare il finanziamento di uno spazio sociale“, per cui “mancando smentite o scuse al riguardo” bollano tutto come “mera propaganda mediatica volta a criminalizzare gli spazi sociali, siano essi piazze della città o centri sociali che a Ferrara operano da più di 30 anni. La Resistenza continua e si basa sull’autofinanziamento“.

Ma l’annuncio dato in piazza Verdi suona come un campanello d’allarme per la Rete Cambiavento e per il gruppo Gad, firmatari di una lettera aperta che parte da una domanda: “In che città ci siamo svegliate e svegliati sabato mattina? Nella città in cui il vicesindaco, assessore alla Sicurezza, incontra alcuni ragazzi che frequentano, presumibilmente, il centro sociale La Resistenza che stanno suonando in piazza. Colpa grave per l’insindacabile giudizio del vicesindaco, meno per quello delle forze dell’ordine che, pur presenti, non intervengono”.

Eppure “l’occasione rende l’uomo ladro” e così “il vicesindaco, assessore alla Sicurezza, con un contenzioso giudiziario ancora in essere tra lui e alcuni soci del centro, decide di depennare il centro Ancescao La Resistenza dalla lista delle associazioni meritevoli di finanziamenti comunali”.

Una decisione presa “in barba alle regole, in barba a sindaco e giunta nemmeno interpellati a riguardo”, da parte di “un uomo solo al comando” che non nutre simpatie per gli attivisti del centro sociale, querelati per minacce dal leghista dopo il coro “Lodi stati attento a come fischia il vento” durante una manifestazione antifascista nell’aprile 2017. Il processo è in corso, ma la procura ha chiesto per due volte l’archiviazione, l’ultima lo scorso maggio (entrambe le parti hanno fatto opposizione).

“In che città ci siamo svegliati e svegliate sabato mattina? Nella Ferrara di 76 anni fa, quella delle rappresaglie? O nella Ferrara dell’uso privato della cosa pubblica? O ancora nella Ferrara dall’abuso di potere? – scrivono i membri della Rete Cambiavento e del gruppo Gad -. In ogni caso non un bel risveglio. Non solo per La Resistenza ma per ogni persona che vive in questa città”.

Sulla questione interviene anche il professore universitario Giangi Franz che lancia la proposta di una “colletta resistente“: “Se fossi nel centro sociale La Resistenza non chiederei alcun contributo all’Amministrazione – è il messaggio lasciato sui social -. Che quest’ultima decida di non assegnare un piccolo finanziamento ai Resistenti mi sembra stia nell’ordine delle cose, visto che la cuccagna è finita e loro sono il cambiamento”.

Da cui la proposta: “La Resistenza organizzi una colletta, oggi comunemente detta crowdfunding. Raccoglierà molti più soldi. Organizzi un evento in piazza Verdi e raccoglierà molti molti soldi. Non deve neppure chiedere il permesso: un flash mob di 15 minuti non è sottoposto a richiesta di permesso; si fa un flash mob in piazza Verdi, poi pausa di 15 minuti; poi altro flash mob in via Mayr, poi pausa di 15 minuti, poi altro flash mob sul baluardo parcheggio, pausa di 15 minuti e ancora un flash mob in piazza Verdi. E si ricomincia. Resistere vuol dire resistere…”.

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