Attualità
5 Luglio 2019
Il prof. Lucio Picci chiude la questione trasparenza ma apre ad altre domande

Caso Zauli, responsabilità e senso dell’istituzione

di Redazione | 2 min

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Giorgio Zauli (foto di Alessandro Castaldi)

Soddisfatto a metà. La risposta del rettore Giorgio Zauli, oltre a sciogliere alcuni dubbi, provoca anche nuove domande nel professore di Unibo Lucio Picci, che aveva sollevato una questione di trasparenza in merito alla segretezza delle conclusioni della Commissione etica.

Nella lettera del rettore Picci individua due questioni da sottolineare. In primis il fatto che non siano emersi “né elementi dolosi né di colpa grave”. “Me ne rallegro – afferma il docente -; ma ci voleva così tanto a farlo sapere? E’ vero (purtroppo, aggiungo) che, come scrive il Prof. Zauli, “l’Università non è in alcun modo obbligata a rendere pubblicamente conto agli organi di stampa […] degli esiti [di tali] procedimenti […]”. Ma questo può applicarsi anche al Rettore, considerato il costo reputazionale per l’istituzione? E’ vero che l’Università di Ferrara “non è tenuta”, ma chi venga scagionato, mi pare, senz’altro “può” render pubblici gli atti. E secondo me, in un tal caso, dovrebbe – per responsabilità e per senso dell’istituzione”.

E inoltre: “chi avrebbe formulato delle accuse false (se ben capisco, e ovviamente non avendo letto le conclusioni raggiunte dalla Commissione etica, essendo esse segrete) è stato informato? Lo chiedo, dato che a distanza di mesi, quei documenti sono ancora pubblici”.

Il rettore annuncia poi l’intenzione di “salvaguardare la reputazione mia personale e dell’Ateneo in tutte le opportune sedi”. Ma “a far domande e ad esprimere opinioni sull’agire delle nostre istituzioni non si diffama nessuno – replica Picci -. E nel caso che le parole del rettore dell’Università di Ferrara annuncino una prossima azione legale nei miei confronti: bene, si andrà sino in fondo. Amo le questioni di principio: la libertà di espressione e di rivolgere critiche a un’istituzione pubblica sono sacri diritti. Difenderli – in qualunque sede, appunto – sarà sicuramente degno di una buona battaglia: soprattutto in un’epoca in cui, forse, è giunta l’ora di spendersi in nome di qualche principio a noi caro. Considerando inoltre la protezione che la Costituzione offre al diritto di espressione e di critica (soprattutto, nella giurisprudenza, verso le personalità pubbliche o che comunque esercitano una funzione pubblica) senz’altro eventualmente contemplando la possibilità di andare oltre a una mera difesa”.

In conclusione Picci individua comunque qualcosa di positivo nella vicenda: “penso che si possa dire che, se non avessi scritto quel che pensavo, il Rettore dell’Università di Ferrara non avrebbe chiarito pubblicamente i fatti. E togliendomi l’abito professorale, e indossando quello di cittadino, un po’ scorato mi chiedo: ma perché in Italia, per avere un po’ di trasparenza dalle nostre istituzioni, si deve sempre ‘piantare un casino’?”.

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