“Celebriamo oggi il ricordo della Liberazione della nostra città e del nostro Paese da una dittatura fascista, subita in due fasi prima del ’43 e dal ’43 al ’45, nascosta dietro il falso volto della Repubblica di Salò, che ha generato umiliazioni, ma anche la liberazione da una guerra costata morti, sofferenze e distruzione“. Con queste parole il vescovo Gian Carlo Perego apre l’omelia pronunciata davanti alle autorità durante le celebrazioni per il 25 aprile.
Parla della pace conquistata allora il vescovo, una pace che “sembra oggi essere messa a rischio al confine dell’Europa, che nel frattempo è diventata la nostra ‘casa comune’, che siamo chiamati responsabilmente a rinnovare con il nostro voto nelle prossime settimane. La libertà conquistata a caro prezzo si è trasformata in una Repubblica democratica, che ha fatto cessare vessazioni e morti, frutto della ideologia e dell’irrazionalità, e ha generato il cammino di un Paese fino ad oggi. Un cammino che ha avuto anche momenti tragici, crisi economiche, la fine delle ideologie, ma ha mai perso la capacità di riaffermare il valore della libertà“.
“Fede e ragione – aggiunge il vescovo – camminano insieme nella storia, sempre, e non c’è dittatura, ideologia che possa indebolire questo connubio che aiuta la Chiesa e i cristiani a diffondere il Vangelo in ogni situazione e conservare la propria libertà e il senso critico, a costo anche di dare la propria vita“.
“La Resistenza alle dittature di ieri e di oggi da parte dei cristiani è sempre stata fatta in nome della pace”. Ed è per questo che, dice Perego, “continuiamo, come nel 1948 da cittadini e da cristiani, a ripetere le parole della Costituzione che ‘l’Italia ripudia la guerra’”.
Oggi i cristiani sono chiamati a “essere artigiani di pace, uomini e donne che sanno che la libertà è sempre a rischio la dove ci sono conflitti, violenze. Non ci sono liberatori che ci liberano una volta per tutte, una volta per sempre: ci sono uomini e donne che si liberano giorno per giorno dal groviglio degli interessi, dai condizionamenti esterni, dai compromessi, da pigrizie paralizzanti, dalla tentazione della indifferenza e del disimpegno civile e morale”.
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