Cronaca
30 Maggio 2019
La difesa di Walter Steiger: “In Italia per controllare produzione delle scarpe e perché è innamorato di questa città. Ma è un cittadino svizzero con attività in Svizzera, a Parigi e New York”

Stilista accusato di evasione: “Ama Ferrara, ma non è il centro dei suoi interessi economici”

di Daniele Oppo | 3 min

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(foto dal sito ufficiale della maison Steiger)

“Ferrara non è il centro degli interessi economici di Walter Steiger”. È la frase che, al di là dei tecnicismi giuridici che necessariamente la accompagnano, riassume la difesa dello stilista svizzero Walter Steiger, a processo nella città estense con l’accusa di aver evaso 2 milioni e 300mila euro tra 2012 e 2015.

“Steiger è innamorato di Ferrara, ma le sue attività sono in Svizzera, a Parigi e a New York – spiega l’avvocato Paolo Scaglianti, che difende il designer di moda insieme al collega di studio Michael Tartari -. È un cittadino svizzero che paga le tasse in Svizzera, non viene certo in Italia per pagare meno tasse: non siamo in un caso inverso come quelli di note personalità italiane che prendevano la residenza all’estero per pagare meno tasse”.

Steiger – che è uno dei nomi più rinomati nel settore del design delle calzature – però lavora con aziende italiane, due aziende venete grandi produttrici di scarpe di altissima qualità, e i cui responsabili sono stati sentiti lunedì pomeriggio in udienza come testimoni della difesa (prima di loro sono stati ascoltati i finanzieri che hanno svolto le indagini). Hanno spiegato che lui per loro era il designer di alcuni modelli di scarpe, sulle quali prendeva delle royalties, pagate regolarmente con accrediti in un conto corrente italiano per stranieri e per questo non veniva versata alcuna ritenuta d’acconto: “Gli ha fornito documentazione del cantone svizzero dove risiede che attesta che lui è soggetto a quella fiscalità”.

La Guardia di Finanza e la procura lo accusano però di essere stato spesso in Italia e spesso a Ferrara, addirittura per più di sei mesi in un anno. “Si basano sui dati Telepass di un’auto che è intestata all’azienda Wgp di cui Steiger è proprietario in Svizzera e che usava per girare in Italia e andare nelle due aziende che hanno prodotto le scarpe”. Secondo la difesa, peraltro, non la usava solo lui, ma anche uno dei suoi figli e un dipendente.

Poi ci sono altri due collegamenti individuati dagli inquirenti con Ferrara: i pagamenti effettuati con carte di credito – “tutto alla luce del sole”, rimarca l’avvocato – in due notissimi ristoranti estensi e il fatto che lo stilista avesse qui un immobile dove addirittura lavorasse (finito sotto sequestro): “Ha delle quote immobiliari che non ha comprato lui ma che gli ha lasciato in successione la moglie, lui non ha comprato niente in Italia”, spiega Scaglianti, “Loro dicono: siamo venuti in via Ravenna e abbiamo trovato una stanza dove esercita l’attività. Ma Steiger non è un commerciante di frutta col magazzino, è un disegnatore, dove disegna? È una stanzetta con ufficio, disegna quando gli viene l’intuizione. E in alcuni anni le utenze sono ridotte al minimo”.

Lo stilista anche un procedimento in corso davanti alla Commissione tributaria provinciale, fatto che ha portato la sua difesa a sollevare una questione di costituzionalità “per una sorta di duplicazione di giudizio, perché anche il procedimento tributario ha sanzioni penali. È una questione che, riferita a un altro caso, è già al vaglio della Corte Costituzionale”.

A novembre, intanto, è fissata la discussione finale del processo.

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