Lagosanto
11 Maggio 2019
Nel tritacarne a un passo dal voto dichiarazioni e boutade si sprecano tra Lagosanto e Codigoro. I professionisti indignati scrivono al sindaco Romanini senza firmarsi: "Qui si lavora, i politici criticoni vengano a farsi un giro". Ma poi: "No a strumentalizzazioni politiche"

Sul Delta è guerra elettorale, gli operatori ospedalieri: “Offesi dalla finta indignazione dei politici locali”

di Redazione | 3 min

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di Giuseppe Malatesta

Lagosanto. Che l’Ospedale del Delta fosse destinato a finire nel ‘tritacarne’ della campagna elettorale dell’intero basso ferrarese era cosa ampiamente prevedibile, come punto caldo nei programmi elettorali delle liste da Mesola e Fiscaglia, a Lagosanto e sempre e comunque all’ordine del giorno anche nei Comuni non chiamati alle urne per le amministrative. Lo dimostra il dibattito codigorese, che in questi giorni coinvolge sindaco (alle prese con un’assemblea pubblica in compagnia anche del presidente dell’Asp Delta Davide Nardini) e opposizione 5 Stelle (con Claudio Dolcetti che ne ha discusso con la consigliera regionale Raffaella Sensoli in una breve videoconferenza).

L’Ospedale del Delta sarà al centro delle battaglie elettorali nonostante – per venire alle ultime notizie – i suoi operatori sanitari non vogliano “correre il rischio di essere strumentalizzati dalla politica”. È quanto dicono in chiusura di una lettera non firmata recapitata al sindaco uscente (e candidata sindaco) di Lagosanto Maria Teresa Romanini. “L’ho letta solo il 9 maggio e credo sia il caso di renderla nota perché esprime il disagio di un gruppo multi-professionale del Delta”.

Una lettera scritta all’indomani delle dichiarazioni riportare sulla stampa dopo l’assemblea pubblica codigorese, in particolare di quelle di Alice Zanardi e di Davide Nardini, che (come riporta Il Resto del Carlino) parlano di “scelte sanitarie sbagliate” e della speranza di veder tornare “l’ospedale laghese quello che dovrebbe essere in un paese civile”.

“Non sappiamo se definirci più rammaricati, più stupiti o più offesi per quello che da tempo leggiamo sui quotidiani locali, di politici, ex-politici o amministratori che ci definiscono sostanzialmente merce scadente, se non scaduta, rispetto ai grandi professionisti che in passato avrebbero popolato questo ospedale”.

Maria Teresa Romanini, Alice Zanardi, Claudio Dolcetti e Davide Nardini

La lettera prosegue ricordando come quello sanitario sia un “settore fluido soggetto ai cambiamenti del tessuto sociale, che cambiano di conseguenza i bisogni dell’utenza e le risposte, che vanno adeguate inoltre ai progressivi tagli imposti dai governi di ogni colore a Regioni e aziende sanitarie. Parlare di depauperamento rispetto a 10/20 anni fa è scoprire l’acqua calda, se si parla di liste d’attesa occorre fare dei ‘distinguo’: di quali liste parliamo? Non menzioniamo mai quello che funziona, come il sistema di prestazioni radiologiche. Abbiamo tutti i reparti che avevamo dieci anni fa, tranne il punto nascite il cui destino è segnato da una legge nazionale”.

“Le voci riportare sulla stampa appartengono al coro che come d’incanto, in prossimità delle elezioni di qualsiasi genere, intona finta indignazione. Nardini deve essersi perso qualche puntata dal 2010: il numero di primari da allora si è notevolmente ridotto per ragioni di anzianità lavorativa. Ma qui si lavora sodo, non ci sarà la mobilità attiva di venti anni fa ma nemmeno le aziende vicine a noi godono di migliore salute. Prima di definire quest’ospedale non degno di un paese civile, Nardini e tutti i ‘criticoni vicino alle elezioni’ vengono qui in visita, parlino con medici, infermieri e pazienti invece di dare ascolto alle percezioni, magari vengano in compagnia di qualche amico politico, o con qualche sindaco che si è perso tra una lezione e un’altra”.

Nonostante il dente palesemente avvelenato con i rappresentanti politici locali, come già detto, gli operatori chiudono allontanando qualsiasi tentativo di strumentalizzazione politica elettorale: “Siamo operatori e solo questo vogliamo essere”.

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