Cronaca
10 Aprile 2019
Prevale la tesi difensiva sulla disorganizzazione del movimento di estrema destra e sui misteriosi addetti stampa che rinforzavano i comunicati. Il legale della coop: “Faremo subito appello”

Camelot diffamata da Forza Nuova ma Fiore assolto per insufficienza di prove

di Daniele Oppo | 3 min

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Roberto Fiore

La formula è quella che una volta si diceva dubitativa. Roberto Fiore, leader nazionale di Forza Nuova e Massimo Piana ex portavoce del movimento di estrema destra in terra estense, sono stati assolti per insufficienza di prove nel processo che li vedeva entrambi accusati di aver diffamato la cooperativa Camelot.

Dopo le notizie di un’indagine della Procura (poi archiviata) e dei richiami dell’Anac sugli affidamenti a Camelot, in un comunicato stampa diffuso nell’ottobre 2015, sia su Facebook (in versione tagliata) che su alcuni quotidiani (in versione estesa e con frasi di Fiore, che ora non sembra più reperibile in rete) il leader Forza Nuova parlava di “Storia di ordinaria e inaccettabile #corruzione”, oppure di cooperativa che “ancora non ha dimostrato di essere indenne da corruzione”, sosteneva che “il binomio comuni-cooperative assomiglia sempre più ad un apparato mafioso” e che “la gestione sporca dell’immigrazione porta milioni di euro nelle tasche dei gestori delle cooperative sociali e Camelot uno dei tanti nomi con cui identifichiamo questo business”.

Mentre Piana, in un testo fra virgolette, diceva che “La sezione ferrarese di Forza Nuova annuncia nuove azioni nei confronti di Camelot affinché nessun soldo pubblico venga più sperperato con metodi disonesti e lesivi verso l’intera comunità ferrarese”.

Per il giudice, se è vero che quelle frasi sono diffamatorie e non coperte dalla scriminante della critica politica, le indagini fatte dalla Procura non hanno permesso di dimostrare che quelle frasi, oggettivamente diffamatorie, fossero state effettivamente scritte o dettate da Fiore (difeso dal fratello, l’avvocato Stefano Fiore) e da Piana (avvocato Zeno Domaschio), non essendo stato operato neppure un controllo sull’indirizzo Ip dal quale partì la mail originale. Insomma, non vi è certezza su chi le abbia scritte e poi inviate alla stampa o riprese sugli account Facebook, anche quelli terra di nessuno nel ricordo degli imputati.

Ha prevalso dunque la tesi difensiva: quella della disorganizzazione interna di Forza Nuova, dove misteriosi addetti stampa “rinforzavano” i comunicati attribuendo a Fiore (e anche a Piana a questo punto) frasi asseritamente mai pronunciate, ma – una volta definitosi libero da responsabilità – pubblicamente difese dal punto di vista politico.

“La società impugnerà la decisione”, fa sapere l’avvocato che ha rappresentato Camelot, costituitasi parte civile nel processo, “seguendo questo principio sarebbe impossibile perseguire qualsiasi tipo di diffamazione su Internet, non si puoi mai davvero sapere chi c’è dietro al computer. Chiederemo alla procura generale presso la Corte d’appello di Bologna di impugnare la sentenza. Vinceremo in appello, ne sono convinto”.

La formula ‘dubitativa’ usata dal giudice, tiene comunque aperta la strada per un’eventuale causa civile per il risarcimento del danno.

Nell’udienza precedente la procura aveva chiesto l’assoluzione per Fiore e la condanna a sei mesi per Piana.

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