Cronaca
13 Marzo 2019
Fiore e Piana si difendono dall'accusa di diffamazione a Camelot: le dichiarazioni attribuite a loro sarebbero frutto della fantasia di un misterioso ufficio stampa

Processo a Forza Nuova: quando l’alternativa alla colpevolezza è la disorganizzazione

di Ruggero Veronese | 3 min

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Roberto Fiore durante la sua ultima visita a Ferrara

Ci sono situazioni in cui l’unica alternativa alla responsabilità penale è una totale e irrimediabile inefficienza sul piano organizzativo. Questa almeno è una conclusione che si potrebbe trarre dopo l’ultima udienza del processo che vede imputati il segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore e l’ex responsabile ferrarese del partito Massimo Piana, per diffamazione nei confronti della cooperativa Camelot. In un comunicato stampa del 2015 Fiore e Piana si erano infatti scagliati contro Camelot, accusandola di essere protagonista di “una storia di inaccettabile corruzione” e addirittura di aver dato vita a un “apparato mafioso” insieme al Comune di Ferrara. Il riferimento era al caso dei rilievi al Comune da parte dell’Anac per l’affidamento diretto dei servizi Sprar alla cooperativa, che tuttavia (nonostante l’indubbio imbarazzo per Camelot e amministrazione in quelle fasi) non portò ad alcuno strascico penale e la coop finì comunque per aggiudicarsi il servizio dopo che fu indetta una gara pubblica.

A quasi quattro anni di distanza e in procinto di giungere a sentenza (attesa per il 7 aprile), le arrembanti dichiarazioni attribuite a Fiore e Piana – pubblicate sulla pagina Facebook nazionale del partito e in versione estesa su diverse testate online come ImolaOggi – sono state completamente disconosciute dai loro presunti autori. Secondo gli imputati infatti sarebbero semplicemente frutto della fantasia o dell’incompetenza di un non meglio precisato collaboratore del partito. Nelle precedenti udienze Fiore e Piana hanno infatti spiegato che non si occupavano e non verificavano personalmente i contenuti dei comunicati inviati ai giornali, che erano affidati a generici “uffici stampa” sparsi sul territorio, che avevano licenza di rafforzare le dichiarazioni dei leader con virgolettati verosimili ma inventati. Ma se né il segretario nazionale né quello locale erano al corrente delle dichiarazioni che venivano loro attribuite, chi si occupava del contenuto dei loro proclami politici? Nel corso del processo nessuno è stato in grado di chiarirlo: né i due imputati né alcuni dei loro collaboratori ascoltati come testimoni.

L’ultima di queste testimonianze è quella di ieri pomeriggio dell’avvocato Ugo Bertaglia, all’epoca dei fatti vice coordinatore regionale di Forza Nuova. Bertaglia ha affermato che nel 2015 “nel partito era in corso una riorganizzazione a livello regionale” e che nel corso di questa riorganizzazione “l’ufficio stampa era esterno all’Emilia e lavorava dal Veneto”, senza però riuscire a fornire il nominativo di un suo eventuale responsabile. Secondo l’ex dirigente regionale, “le tematiche venivano raccolte sul territorio, quindi in questo caso a Ferrara, poi venivano inviate all’ufficio stampa che le indirizzava agli organi di stampa”. Una ‘catena di comando’ in cui sono chiari i ruoli ma non i nomi di chi li ricopre, nemmeno dopo l’apertura dell’inchiesta: “Non ho fatto indagini interne in seguito alla notizia dell’inchiesta e non so chi sia il responsabile”, afferma Bertaglia.

Possibile che né Fiore né Piana fossero al corrente del contenuto del comunicato? Secondo la procura, potrebbe essere vero a metà: la pm Anna De Rossi ha chiesto l’assoluzione per Roberto Fiore e la condanna a sei mesi per Piana, affermando che per Fiore si potrebbe “pensare a un’ipotesi di negligenza: un negligente affidamento a un autore rimasto ignoto”. Diversa la visione dell’avvocato di parte civile Simone Trombetti (legale di Camelot), che chiede la condanna di entrambi gli imputati. Sottolineando anche che alcune decisioni interne al partito dimostrerebbero che il caso era ben noto anche a Fiore: la riorganizzazione delle strategie di comunicazione, in cui oggi i ‘collaboratori’ hanno meno carta bianca sui virgolettati, e le dimissioni di Piana dal suo ruolo locale nel partito, che però avvenne prima della notizia dell’inchiesta per diffamazione. A chiedere l’assoluzione per entrambi gli imputati sono invece i due difensori Stefano Fiore (fratello dell’imputato) e Zeno Domaschio: durante la propria arringa, oltre a sostenere che il segretario di Forza Nuova non era l’autore delle dichiarazioni contro Camelot, Fiore ha aggiunto che tali dichiarazioni “non raggiungono la soglia della diffamazione perchè rientrano nella legittima critica politica”.

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