Cronaca
5 Aprile 2019
La Polizia ha sgominato una banda che cercava di controllare con la violenza lo sfruttamento della prostituzione nell'area di via Ferraresi

Botte, minacce e imposizione del pizzo alle prostitute: in tre in manette

di Daniele Oppo | 6 min

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Aggressioni violente, rapine, minacce gravissime – come quella di sfregiare una ragazza ribelle con dell’acido in viso -, imposizione del pizzo e botte per chi rifiutava di pagarlo. È così che una banda di criminali provenienti dalla Romania ha cercato d’imporre il proprio controllo sullo sfruttamento della prostituzione nell’area di via Ferraresi, fino a che la Squadra mobile non ha messo la parola fine, con tre arresti arrivati tra il 28 febbraio e il 2 aprile a conclusione dell’operazione “Firefly”.

In manette sono finiti Loredana Magdalena Balan, 29 anni, arrestata il 28 febbraio, conosciuta da tempo nel mondo della prostituzione; George Alexandru Radu di 27 anni (arrestato in Romania a seguito di un mandato di cattura europeo ed estradato a Roma qualche giorno fa) e Alexandru Costinel Cocosila, 26 anni, che si è consegnato spontaneamente in Questura il 2 aprile, sentendosi ormai braccato. Sono indagati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e la sola Balan anche per rapina aggravata e violenza privata.

Tutti e tre gestivano con metodi violentissimi un giro di prostituzione, la donna con un controllo territoriale costante, i due uomini facendo la spola tra l’Italia e la Romania, dove poi portavano i proventi (scambiati utilizzando molto il circuito Western Union), stimati dalla Polizia in circa 10mila euro al mese per ragazza sfruttata. Durante un controllo eseguito a giugno, Cocosila e Radu vennero trovati in possesso rispettivamente di 1.500 e 900 euro in contanti nel portafoglio. Entrambi erano disoccupati.

Si tratta di un’operazione importante non solo perché ha posto fine allo sfruttamento delle ragazze, ma anche perché ha sradicato una banda che stava cercando di espandersi nel controllo della strada: “È la prima volta che abbiamo visto una situazione in cui le ragazze dovevano pagare per un posto”, spiega Andrea Crucianelli, dirigente della Squadra mobile di Ferrara, che ha raccontato l’operazione alla stampa nella mattina di venerdì, “miravano ad avere una quota di 200 euro settimanali dalle ragazze della zona di via Ferraresi”.

Indagine partita da un’aggressione. L’indagine nasce il 16 febbraio del 2018, quando verso le 22.15 una ragazza chiede aiuto dall’isola ecologica, raccontando di aver pattuito una prestazione sessuale con un uomo e che questi l’aveva portata nella zona del Mercatone Uno, aveva parcheggiato in modo che lei non potesse uscire dall’auto, addossandosi a un muro, e poi, aveva tolto la sicura alle portiere da dove erano entrate tre donne che l’avevano pestata con delle mazze da baseball, rubandole anche l’iPhone. Una delle donne era Balan e gli inquirenti scoprono che il motivo dell’aggressione era che la ragazza, che dal settembre 2017 pagava i 200 euro a settimana per potersi prostituire in via Ferraresi, aveva deciso non soggiacere più al ricatto. Una spedizione punitiva, in poche parole. L’indagine è poi finita archiviata perché la vittima, intimorita per eventuali ritorsioni per sé e per la famiglia in Romania, non ha denunciato ed è poi scappata.

Le intercettazioni e altre due ragazze vittime/complici. Ma la sua vicenda è stata la spia che ha portato la Squadra mobile a voler approfondire e ad attivare delle intercettazioni telefoniche a partire dal maggio 2018 sui telefoni dei tre attuali indagati e di due altre donne che vivevano con la Balan in un appartamento in corso Porta Po, dove anche si prostituivano. La loro posizione è quella più obliqua, perché erano sicuramente sfruttate e vittime di violenze anche pesanti (più volte parlano dei pestaggi subiti, una lamenta che Cocosila le aveva rotto il naso e fatto un occhi nero), tanto che più volte pianificano di scappare, ma non lo fanno, forse per timore di ritorsioni sui parenti. “I pestaggi erano quantomeno settimanali”, riferisce Crucianelli. Entrambe avevano però anche un rapporto quasi sentimentale con i due aguzzini e probabilmente, ma questo va ancora chiarito a pieno, parteciparono anche al pestaggio (o a più di uno) con le mazze da baseball nei confronti di una prostituta ribelle.

La pistola. Durante l’arresto di Balan, avvenuto nell’appartamento di corso Porta Po, la Polizia ha trovato nel suo appartamento anche una scacciacani che però aveva tutte le fattezze di una pistola vera. Con quella venivano minacciate le ragazze, anche in modi subdoli. In un’intercettazione una delle due donne chiede all’altra se anche lei è stata svegliata con la pistola.

“La sfiguro con l’acido”. In un’occasione Balan si lamenta con Cocosila per il comportamento di una delle ragazze in strada e afferma di volerla sfigurare con l’acido, buttandoglielo in viso, sugli occhi, così si sarebbe tranquillizzata. Cocosila dalla Romania le dice di stare calma, che ci penserà lui a sistemarla. Per far capire il livello di controllo subito dalle prostitute, in un’altra telefonata Balan dice di aver preso 200 euro a una ragazza perché non ne sa spiegare la provenienza. Una delle ragazze si lamenta degli uomini: “Non ne posso più, ho portato a lui 5mila euro senza 200 a Bologna”, dice alla sua amica. In un’altra intercettazione una delle due dice “se avessimo detto a Loredana tutto quello che abbiamo detto finora, a quest’ora saremo state sfigurate”. E ancora: “Non ci sbarazzeremo di questi neanche da morte”.

La Balan è una figura centrale, in una chiamata a Cocosila si lamenta di una delle ragazze perché non vuole uscire a prostituirsi: “Mi viene voglia di prenderla a pugni. Non può andarsene finché non porta a casa 10mila euro in contanti. Le piscio i documenti”. Lui le risponde: “Non picchiarla, quando vengo io, gliele do io”, ma Balan è una furia: “Mi verrebbe da infilarle una forchetta negli occhi”, e infine Cocosila replica: “Non le bastano le botte che le hai dato?”.

Violenze e rapine. Il 5 marzo due donne e la Balan si trovano in via Ferraresi, nell’area dove c’è il negozio Decathlon, si avvicinano a una ragazza cubana, la prendono e la buttano nel canale. Balan la minaccia: “Se ti rivedo di nuovo qui, ti sparo”. Il 14 marzo del 2018 accade una cosa simile a quella avvenuta a febbraio: na donna chiama i soccorsi e racconta alla polizia che dopo aver contrattato una prestazione sessuale con un uomo, lui la porta in Fiera e anche lei a un certo punto viene attorniata da altre persone e pestata con delle mazze da baseball, e rapinata di 170 euro. L’uomo, che questa volta partecipa attivamente, per sfregio le taglia anche i capelli. Riconosce solo una persona, Loredana Balan, poi anche lei fugge da Ferrara.

“Sottolinea la crudeltà di queste persone”, afferma il dirigente della Mobile Crucianelli che, chiusa con successo l’operazione, lancia un appello alle ragazze che sono state vittime della banda e che non hanno avuto il coraggio di esporsi, temendo probabilissime ritorsioni personali e familiari: “Ora sono in carcere, venite e parlate liberamente con noi”.

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