Cento
29 Marzo 2019
Sentita la consulente della procura nel processo contro l'ex patron dell'azienda Giovanni Fava per la morte da mesotelioma dell'operaio Giampalo Brugioni

“Il problema amianto è stato sottovalutato alla Baltur”

di Daniele Oppo | 2 min

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Cento. “Non mi sembra che abbia fatto molto per contenere l’esposizione”. È severo il giudizio della consulente della procura nei confronti della gestione della Baltur  da parte dell’ex patron Giovanni Fava, a processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte da amianto dell’ex operaio Giampalo Brugioni, che lavorò nell’azienda centese dal 1978 al 1994.

Per l’ingegner Alessia Angelini, che si è occupata di amianto per l’Istituto per la Prevenzione Oncologica di Firenze (Ispo), sentita davanti al giudice Sandra Lepore nell’udienza di giovedì 28 marzo, la Baltur avrebbe potuto e dovuto mettere in essere alcune contromisure per evitare la dispersione delle polveri.

“Potevano separare la lavorazione dell’amianto dalle altre”, ha spiegato, facendo riferimento alle guarnizioni di amianto utilizzate nelle caldaie; “la pulizia veniva fatta con la scopa e questo contribuiva alla sollevazione delle polveri, ma già dagli anni Sessanta c’erano gli aspiratori industriali”. E poi “il condizionamento dell’aria aveva le bocchette a 30 centimetri dal pavimento e contribuiva a sollevare le polveri”.

Ma, secondo la consulente, c’era dell’altro: Brugioni “anche con una maschera di carta avrebbe avuto un’esposizione di quattro volte inferiore”. Le prime mascherine, riporta la consulente, “gli vennero date nel 1994, prima lavorava con i suoi vestiti e col grembiule che poi portava a casa a lavare. Col grembiule andava anche nella mensa”.

Il giudizio è severo, ed è quello della violazione delle norme a protezione del benessere dei lavoratori, protrattasi anche dopo il 1991 (anno in cui vennero emanate norme specifiche per il rischi amianto), quando “la Baltur avrebbe dovuto fare una valutazione del rischio e da lì prendere in considerazione il problema in maniera più seria”.

Nonostante questo, ricondurre il mesotelioma che ha colpito Brugioni al suo periodo di lavoro alla Baltur rimane cosa complicata, perché anche nei precedenti lavori era in qualche modo esposto all’amianto, anche se per il consulente si trattava di un’esposizione bassa, a differenza di quella riscontrata dentro la Baltur, considerata alta.

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