“Non ci accontenteremo delle scuse”. Parola di Ilaria Baraldi, segretaria comunale del Pd, in riferimento alla sentenza del Tribunale dell’Unione Europea che accoglie i ricorsi italiani contro la decisione della Commissione Europea che ha considerato aiuto di Stato l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (costituito da soli fondi privati) per il salvataggio Tercas.
Una sentenza che “apre scenari inquietanti ma purtroppo affatto inaspettati rispetto alla sorte toccata alle quattro banche tra le quali la Cassa di Risparmio di Ferrara” commenta la segretaria dem che punta il dito contro la “politica che, a tutti i livelli e di tutti i colori, ha responsabilità enormi, che nulla tolgono, ma si aggiungono, alle responsabilità della gestione e dell’amministrazione dell’ex istituto ferrarese”.
Il risultato è conosciuto da tutti: “La nostra città ha subito un terremoto economico che ha causato danni ad oggi ancora difficilmente calcolabili. Persone che hanno perso tutti i loro risparmi, persone che hanno visto azzerati i propri progetti per il futuro, aziende che hanno perso capacità d’investimento, altre che sono fallite, e non in ultimo lavoratori che hanno perso il lavoro o che sono stati trasferiti in altri territori”.
“Il danno sociale prodotto dalla vicenda Carife, sulla cui carcassa si sono gettati, in questi anni, più o meno tutti i soggetti interessati, ma non coinvolti – nota Baraldi – è ancora lì, che aspetta di essere preso in considerazione con lucidità, equa distanza, doverose ammissioni di errori e omissioni e soprattutto con un progetto concreto, reale e fattibile di rilancio del nostro tessuto economico”.
E intanto si rimane in attesa. “I risparmiatori attendono risposta da parte del Governo in carica, che dopo la legge di bilancio del dicembre 2018 ancora deve emanare i decreti attuativi – ricorda l’esponente Pd -. Ma ad attendere un segnale, una proposta, un disegno è l’intera città, depauperata, alla quale vanno ridate speranza e fiducia. L’unica proposta politica seria è quella che saprà contenere un nuovo modello di approccio alla cultura del credito e alla relazione tra istituzioni pubbliche e istituti di credito”.
Come? “Alle prime si deve chiedere meno timidezza: accorciare le distanze e smettere di pensare al credito come ad un aspetto secondario dello sviluppo del territorio, da demandare alla pura relazione tra privati e banche. Dai secondi, ed in particolare a chi si candidata ad essere banca del territorio, si devono pretendere azioni concrete ed investimenti, non solo intenzioni e maxi sponsorizzazioni ma un progetto strategico che riporti lavoro ed investimenti nella provincia di Ferrara. Senza perdere altro tempo”.
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