Attualità
6 Febbraio 2019
Si va verso la costituzione di un'associazione che gestirà gli spazi. Il presidente del centro Poli attacca: "L'amministrazione ci manda via per avere gli spazi"

Una biblioteca in Gad si può. Ma c’è il giallo del Centro ascolto uomini maltrattanti

di Redazione | 3 min

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In principio, nel settembre 2017, l’idea di far nascere una biblioteca nel quartiere Giardino fece molto discutere. Ora, il progetto potrebbe essere arrivato a un punto di svolta. Decisiva la volontà dei cittadini, e di varie persone appartenenti al mondo associativo ferrarese, che hanno continuato a fare incontri per raccogliere la disponibilità a far partire il progetto. Il Comune di Ferrara nel tempo si è avvicinato e ha tutta l’intenzione, insieme al Servizio Biblioteche, di collaborare concretamente.

“L’obiettivo – riferisce nell’ultimo incontro tenutosi a Factory Grisù Paolo Marcolini, uno dei promotori dell’iniziativa – è aprire uno spazio all’interno della circoscrizione. I locali non mancano, si sono fatti diversi esempi da verificare. Ci sono tre fasi, che vorremmo far partire: la prima è vedere se abbiamo la forza di costituire un’associazione culturale, la seconda definire un luogo in accordo comune, la terza è l’apertura della biblioteca. Questo è solamente un progetto culturale – chiarisce -, non c’è nulla di politico e non si fa per la visibilità di qualcuno”.

Fra i cittadini seduti ad ascoltare c’è anche Michele Poli, presidente del Centro di ascolto uomini maltrattanti. La sua presenza non è casuale, come lui stesso ammette prendendo parola: “La nostra sede da due anni è in piazzale Castellina 5, e il Comune ci sta chiedendo di andare via nonostante l’abbiamo in comodato d’uso fino al 2020”. Da quanto afferma Poli, infatti, il Comune avrebbe intenzione di destinare quei locali alla nascente biblioteca di quartiere, ma “le sedi che ci hanno proposto sono inadeguate e non possiamo spostarci perchè salterebbero alcuni nostri progetti avviati”.

Quello del presidente del Centro è un attacco a palazzo Municipale: “Non si sta comportando correttamente. Avevamo avuto un incontro e ci avevano detto che avrebbero preso una decisione, ma il giorno dopo sono andati a rilanciare la storia della biblioteca senza decidere niente. Non capiamo perchè non ci consideri un centro antiviolenza, assistiamo 150 uomini, facciamo prevenzione, un lavoro di sicurezza per la città ma il Comune sembra non darne valore. Se il sindaco e la città decideranno che questo progetto si debba fare dentro quei locali va bene, andremo a fare altro ma ci teniamo che tutti sappiano, perchè noi pensiamo di fare un lavoro di pubblica utilità”.

Lo sfogo di Poli coglie impreparati gli altri partecipanti al dibattito, ma Marcolini rassicura: “L’amministrazione, nei contatti informali, ci ha prospettato diversi spazi, così come noi stessi ne abbiamo verificati diversi, fra cui uno al grattacielo che abbiamo rifiutato perchè dentro c’erano già due associazioni. E poi, il ragionamento sugli spazi va fatto quando c’è uno che li chiede in maniera ufficiale, ovvero un’associazione”.

“Il vostro progetto in essere e il nostro ancora da sviluppare interagiscono, mi auguro si possa trovare una soluzione perchè non va in contrasto” sostiene Arianna Chendi, mentre un’altra cittadina tende la mano a Poli: “Non dobbiamo lottare per accaparrarci i posti, sono due progetti che hanno grossa valenza e il Comune deve considerare entrambi”.

Il progetto della biblioteca di quartiere, comunque, procede e si ha tutta l’intenzione di arrivare fino in fondo, tanto che il 26 febbraio è stata fissata un’altra riunione, dove si discuterà già di una bozza di statuto per la costituenda associazione che si occuperà dello spazio. 

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