Politica
2 Febbraio 2019
Ma dalle carte della procura spunta un effetto boomerang: Lodi chiedeva al suo seguace di fotografare a loro insaputa persone“strane” o "degne di segnalazione"

Il segretario della Lega di Ferrara chiede 100mila euro a Estense.com. E poi querela

di Redazione | 6 min

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Prima la richiesta di 50mila euro. Poi, dopo qualche giorno, la cifra raddoppia a 100mila euro. E, infine, arriva la denuncia per diffamazione aggravata. Il segretario comunale della Lega di Ferrara Nicola Lodi, detto Naomo, ha denunciato Estense.com per una serie di articoli pubblicati lo scorso aprile.

Si tratta delle notizie nate dalle dichiarazioni fatte al giornale da due testimoni che avevano visto il segretario del Carroccio locale fermare un migrante davanti a una farmacia in corso Martiri della Libertà per chiedergli – questo sostiene la principale testimone della vicenda – i documenti.

A quell’articolo seguivano le spiegazioni di Lodi: stava svolgendo indagini sul racket del latte in polvere, temibile flagello per la cittadinanza di cui nei mesi successivi non si è saputo nulla.

Seguì poi la pubblicazione su Estense.com di un video girato dallo stesso entourage di Lodi, nel quale Naomo, non ancora assurto al ruolo di segretario comunale del partito ma già responsabile provinciale per sicurezza e immigrazione, interrogava in piena notte alcuni abusivi stranieri che si erano accampati all’interno del Palaspecchi.

A maggio arriva una lettera in redazione. Lodi, attraverso il suo legale, l’avvocato Ciriaco Minichiello, contestava la serie di articoli. Sia il primo, che dava conto delle testimonianze delle passanti; sia il secondo, in cui si riportavano le sue dichiarazioni; sia il terzo, dove si spiegava il contenuto del video. Il “Pittbull dell’Emilia” – come ama definirsi – contestava insomma anche l’articolo in cui era lui stesso a parlare. Contestava addirittura il video da lui stesso pubblicato. Naomo riteneva tutti questi articoli diffamatori “dell’onore, del decoro e della reputazione, sia come cittadino che nella qualità di dirigente politico”.

Insomma, Naomo – immaginiamo senza rendersene conto – riteneva indirettamente se stesso diffamatorio nei propri confronti.

Preso atto dell’involontaria attestazione di scarsa autostima che il segretario della Lega di Ferrara deve avere di sé, andiamo oltre.

Arriva alla nostra attenzione una prima raccomandata. L’avvocato di Lodi, prima di dare corso a una querela, “al fine di pervenire ad una bonaria definizione della vertenza”, invitava la testata a versare in favore del suo assistito la somma di 50.000 (cinquantamila) euro, entro il termine di 5 cinque giorni dal ricevimento della lettera. Nemmeno 24 ore dopo arriva una seconda missiva, praticamente identica alla precedente. Salvo per l’importo preteso. La richiesta questa volta è di 100.000 (centomila) euro.

È superfluo dire che quella richiesta non venne presa in considerazione nemmeno per una frazione di secondo.

Per dare un’idea della pretesa risarcitoria, o della “bonaria definizione”, per usare i termini del legale, basti pensare che il sindaco leghista di Pontinvrea Matteo Camiciottoli è stato condannato di recente al pagamento di 20mila euro per risarcimento danni a Laura Boldrini per diffamazione. In quel caso la persona offesa rivestiva una carica, con tutto il rispetto per Naomo, ben più importante di quella del Pittbull dell’Emilia. E l’offesa, “ça va sans dire”, era leggermente pesante. In sostanza il primo cittadino ligure proponeva di far scontare “gli arresti domiciliari degli stupratori di Rimini a casa della Boldrini, magari gli mettono il sorriso”. Ecco, Naomo chiedeva cinque volte tanto.

A ogni modo l’avvocato di Lodi è stato di parola e, non vedendo comparire l’assegno da centomila euro sul suo tavolo, ha sporto per conto del suo assistito querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Nella denuncia si riporta la versione di Lodi di quel giorno.

Mentre Lodi si trovava in compagnia di amici, il ragazzo avrebbe interrotto una conservazione e, in modo insistente, avrebbe chiesto del denaro. Di fronte a “tale ostinazione”, Lodi decide di donare una moneta da 1 euro, “con la speranza che si allontanasse e ci lasciasse proseguire la conversazione”. Ma questi, per tutta risposta, “mi consegnava prontamente un foglio che conservava in tasca, recante un elenco di marche di latte in polvere e prodotti similari, chiedendo la nostra disponibilità a comprare uno dei prodotti elencati nella lista, indicandoci la farmacia”. Alcuni istanti dopo arriva la prima testimone “che inveiva contro di me, riconoscendomi come segretario comunale della Lega Nord e mi accusava di aver chiesto i documenti al ragazzo di colore”. Nonostante i pacati tentativi di dialogo e confronto di Naomo, la donna prosegue con “l’invettiva, aggredendomi verbalmente, spintonandomi (sic) ed accusandomi di aver chiesto i documenti, ergendosi a difesa dello straniero”.

In sede di indagini preliminari, svolte dalla Digos, a dare manforte a Lodi ci hanno pensato due persone presenti quel giorno. Un suo accolito simpatizzante leghista e un consigliere comunale di Forza Italia, amico di Lodi e molto vicino alle posizioni di Salvini. I due hanno confermato punto per punto la versione dell’amico.

La querela è stata vagliata dal sostituto procuratore Stefano Longhi, che ne ha chiesto l’archiviazione lo scorso agosto: l’episodio raccontato, spiega il magistrato, “non travalica in alcun modo i limiti di pertinenza ad un fatto di oggettiva rilevanza pubblica e di continenza verbale nell’esposizione dei fatti”.

Ma la cosa più interessante è contenuta nel seguito delle tre pagine di argomentazione, dove spuntano dettagli che rischiano di diventare un pericoloso boomerang per Naomo e i suoi seguaci.

Per il pm, infatti, le versioni del simpatizzante leghista e del consigliere azzurro sono “intrinsecamente prive, in ragione della palese mancanza del requisito del disinteresse, attesi gli stretti rapporti di amicizia e di colleganza politica tra il querelante e i soggetti in questione, di un grado di attendibilità adeguato a fini di riscontro probatorio del contenuto della querela”.

Al contrario, il pm ha ritenuto per varie ragioni “di particolare attendibilità” il racconto delle testimoni che “vale a smentire quanto diversamente sostenuto sul punto dal Lodi e dai suoi testimoni di riferimento e ad insinuare di conseguenza un ulteriore ragionevole dubbio in ordine alla credibilità complessiva della versione dei fatti prospettata dagli stessi”.

Il pm aggiunge poi, “ad ulteriore dimostrazione di tale comunanza ideologica, che [il simpatizzante di Naomo, ndr] si è addirittura assunto il compito di fotografare a sua insaputa il ragazzo di colore, dando così seguito ad una richiesta del Lodi, il quale gli aveva chiesto di documentare episodi “strani” o comunque “degni di segnalazione” collegati al fenomeno dei questuanti di colore” che si aggiravano nella zona “chiedendo denaro per l’acquisto di latte per neonati”.

Orbene, grazie alla querela di Lodi sappiamo che il segretario comunale non disdegna di dare ordini ai propri seguaci di fotografare a loro insaputa le persone “strane” o degne secondo lui di segnalazione.

Ma la vicenda non finisce qui. Non sappiamo se la Digos prenderà nota di queste ulteriori “rivelazioni involontarie”, intanto però possiamo dire che Lodi ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione. A decidere quindi la controversia dovrà essere il giudice per le indagini preliminari. Proprio grazie a questo ulteriore passo giudiziario siamo venuti a conoscenza della querela, che altrimenti sarebbe stata archiviata senza che ne sapessimo alcunché. E degli strambi ordini impartiti dal segretario comunale della Lega al suo fido seguace.

Di questo ringraziamo il buon Lodi che, questa volta, ha fatto un’opera davvero degna di interesse pubblico.

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