Politica
19 Aprile 2018
La spiegazione del segretario comunale della Lega. Intanto la Digos indaga di iniziativa sul fatto

Intimidazioni. Lodi: “Indagavo sul nuovo racket della mafia nigeriana”

di Redazione | 2 min

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Non stava intimidendo il migrante. Nicola “Naomo” Lodi stava indagando sul nuovo racket della mafia nigeriana. È questa la spiegazione che il segretario comunale della Lega consegna alla sua consueta diretta facebook per chiarire cosa sarebbe successo sabato scorso davaanti al Duomo.

A conforto della sua versione Lodi fa sapere di avere anche due testimoni. E fa i nomi di Matteo Fornasini, consigliere comunale di Forza Italia, e il gestore dell’edicola di fronte al quale è stato visto parlare con lo straniero.

“Io non ho mai chiesto un documento – ribadisce Lodi -; c’era un cittadino nigeriano che importunava la gente, io ero da tutt’altra parte, non sapevo nemmeno cosa stesse succedendo. E poi è venuto da me a chiedere dei soldi. Vi posso giurare che gli ho dato un euro per allontanarlo, perché importunava”.

E perché importunava? Qui arriva la spiegazione di “Naomo”: “Elemosinava perchè c’è un business importante, al quale lavoro da mesi. La mafia nigeriana si sta alimentando con un prodotto nuovo; non è più l’elemosina davanti al negozio, ma si chiama latte in polvere per bambini, una crema speciale che comprano in farmacia”.

La strategia dei protagonisti del nuovo racket sarebbe quella di “avvicinare gli anziani, dicendo che hanno un bambino, li impietosiscono e si fanno accompagnare in farmacia a comprare il latte in polvere, che poi vendono sul mercato nero. Un nigeriano in un giorno di fronte ai negozi può racimolare 10 o 20 euro, con questo sistema li racimola in un secondo”.

“Quel nigeriano -prosegue Lodi nella sua versione – è venuto da me a impietosirmi e ha tiraro fuori non un documento, ma un foglio, dove c’erano altri dati che io non ho chiesto. Rispedisco quindi al mittente, a questa ragazza che sono bene chi è, le accuse. So benissimo che è stata tutta una messinscena organizzata da qualcuno in maniera scaltra, ma hanno fatto i conti male, perchè io già dato tutto in mano ai miei avvocati”.

Lodi chiude quindi il ‘capitolo intimidazioni’ ammettendo di avere a volte “alzato i toni, ma sempre per stimolare l’attenzione dell’amministrazione; riconosco che a volte non sono giusti ma servono”.

Quanto al video girato al Palaspecchi, dove vengono chiesti a uno straniero i documenti e altri dettagli attinenti alla privacy, Naomo sostiene che “lo rifarei anche domani. La libertà di azione è questa, questa è democrazia. Dietro di me ci sono tanti avvocati e vi faranno un c.. così” .

Della faccenda intanto si sta occupando la Digos, che ha aperto d’ufficio un fascicolo per valutare eventuali ipotesi di reato.

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