Comacchio
16 Dicembre 2018
Palazzo Bellini ancora sold-out, toni distesi dopo il movimentato precedente. Gli esperti sostengono la tesi del Comitato. Focus sull'impatto salutistico, sul conflitto di ruolo di Fabbri e sulla presunta procedura viziata: "Progetto folle, il primo cittadino non ci rappresenta più"

Sold-out composto per l’assemblea dei No Cercom: “Qui per evitare una nuova Borgotaro”

di Redazione | 7 min

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Comacchio. Non vola una mosca stavolta nella sala polivalente di Palazzo Bellini, gremita per l’intera durata dell’assemblea pubblica a tema Ex Cercom. Al tavolo dei relatori, non la Sacmi duramente contestata mercoledì scorso nella stessa sede, ma i rappresentanti delle diverse anime del Comitato ‘No Fabbrica delle Polveri’, assieme ai tecnici ed esperti interpellati nel corso di una campagna di ferma opposizione alla riattivazione della fabbrica ceramica dismessa decenni fa.

Di fronte ad una platea numerosa e attenta parlano i consiglieri di opposizione Sandra Carli Ballola ed Emanuele Mari, l’onorevole Maura Tomasi, anche lei volto della minoranza locale, il coordinatore del Comitato Luigi Vicentini, l’epidemiologo Edoardo Bai, medico ambientale dell’Isde, e ancora l’architetto ed esperto di valutazioni ambientali Marco Stevanin, il consigliere regionale Andrea Bertani (M5S) e Andrea Malacarne (Italia Nostra).

“Di fronte ad un progetto folle – introduce Carli Ballola – non potevamo restare a guardare, abbiamo deciso di intervenire sacrificando il nostro tempo e spendendoci in prima persona per affrontare un’improvvisa inversione di tendenza che vuole cambiare i connotati del territorio, con il pretesto di creare occupazione. È un cavallo di Troia che non ci interessa”. “Continueremo la nostra opera informativa per sopperire a quella non pervenuta dall’amministrazione” aggiunge Vicentini, ricordando che l’attività del Comitato è stata mossa dalla non condivisione del metodo frettoloso e dalla scelta strategica di non tenere in considerazione la salvaguardia della principale economia locale, quella turistica.

Non potrà di certo essere Sacmi a decidere le strategie di questo territorio, da decenni ci siamo dati un piano territoriale e quello vendiamo alle fiere internazionali, non ciminiere. Abbiamo raccolto 3mila firme e cercato di sensibilizzare le associazioni di categoria, piuttosto disinteressate a prendere una posizione, Confesercenti a parte. Mercoledì, in occasione dell’assemblea con Sacmi e Comune non abbiamo istigato nessuno – puntualizza infine Vicentini -: semplicemente la gente si è sentita presa in giro e ha protestato, se le sono cercata”.

Dopo una presentazione del progetto, calibrata sulle ragioni del No (si esplicitano anche i nomi dei consiglieri di maggioranza che hanno votato la delibera di avvio dell’iter) e illustrata dall’attivista Fiorella Arveda, la parola è passata agli esperti invitati dal gruppo. A partire da Marco Stevanin, che già aveva firmato una relazione sulle emissioni in atmosfera, commissionata dal meetup 5 Stelle locale. “Migliaia di tonnellate di coloranti e additivi all’anno – ribadisce – saranno riversate in un’area parco, che non è esattamente la stessa cosa di Sassuolo o Reggio Emilia, come crede Sacmi. Le emissioni sono un fattore matematicamente accertato e quantificabile, poi se il vostro sindaco è in grado di sovvertire la fisica allora meriterebbe il premio Nobel. Qui tra l’altro non siamo in presenza di un impianto esistente, il che rende la procedura stessa sbagliata: tutto l’iter autorizzativo in verità è condotto in maniera triste, dozzinale e superficiale. La politica infatti dovrebbe indirizzare gli imprenditori e far capire loro che non sono in un territorio vocato a questo genere di attività”.

Bocciatura senza mezzi termini anche per Bai, che parla di “mostro” e di “approccio malvagio” di proponenti e sostenitori della nuova Cercom. Da medico ambientale ricorda l’impatto allarmante di una sostanza come la silice cristallina (ne aveva elencati gli effetti dannosi in una recente relazione), ma anche l’importanza della partecipazione civica in processi simili (“non è un optional, è imposta dalla legge”) e quella di prevedere accurate e responsabili valutazioni di impatto sulla salute umana, oltre che ambientali in senso lato. “In questo caso rilevo la totale assenza di queste analisi: da decenni Isde insegue il sogno di una legge che preveda questo passaggio, siamo stanchi di contare i morti” dice, richiamando il caso disastroso di Borgotaro e della Laminal.

“Più o meno legittimo che un soggetto economico faccia i suoi interessi, è la risposta della politica che è in questo caso inaccettabile” sottolinea invece il consigliere pentastellato Bertani, che in Regione ha messo la nuova Cercom al centro di più interrogazioni alla giunta. “Assistiamo ad atteggiamenti schizofrenici di Regione e Comune, tra chi dice che il procedimento è inappropriati e chi dice che si sta procedendo in modo lecito. La Regione in ogni caso non può lavarsi così le mani, deve occuparsene direttamente perché il Parco non è una realtà confinata al locale. Una sala così piena dimostra la sconfitta dei politici e la vittoria dei cittadini, stasera finalmente si fa informazione di qualità”. Quel che sconcerta invece il presidente della sezione ferrarese di Italia Nostra è l’atteggiamento della Soprintendenza, “che firma relazioni imbarazzanti in cui disquisisce sull’illuminazione della rotonda e sui colori delle torri faro”, ma anche quello del Parco, che “invece di chiedere il rispetto rigoroso delle sue norme suggerisce come aggirarle”. Malacarne denuncia a gran voce anche quello che lui ritiene “un conflitto di interesse inaccettabile circa la doppia veste di Marco Fabbri sindaco e presidente del Parco, un fatto assurdo su cui valuteremo un esposto in Regione. Una anomalia reso possibile dalla legge regionale di riordino dei parchi (24/2011) che ha ridotto al minimo i livelli di tutela delle aree protette di questa Regione. Inutile dire – conclude Malacarne – che se questo Parco fosse già stato nazionale nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere”.

Resta sul piano delle considerazioni politiche anche Mari (Forza Italia), che rimarca la mancata applicazione di varianti urbanistiche per progetti turistici proposti negli anni scorsi. “Per una fabbrica si è pronti a farlo. L’urbanistica non è un gioco, l’area ex Cercom non è industriale: non serviva altra considerazione, non serviva andare oltre questo assunto. Eppure per l’amministrazione questo sembra irrilevante. I cittadini hanno fatto i conti con una scarsa informazione, l’opinione incerta di alcuni di loro è comprensibile, inaccettabile lo è invece quella di politici, attivisti, soggetti pubblici e rappresentanti della società civile che restano nel limbo, evitando prese di posizione in attesa di capire come evolve il quadro e come si muove il sindaco”.

“La serata ci ha aperto ulteriormente gli occhi sull’impatto incredibile di questa fabbrica, dimostrando ancora una volta che non c’entra assolutamente nulla con Comacchio, nemmeno con quella Comacchio che immaginava Fabbri nel suo programma elettorale”. A parlare è Maura Tomasi, che per scongiurare “una nuova Ilva” ha inteso attivarsi a livello ministeriale con i mezzi a sua disposizione. “Sono in contatto con il ministro Costa e con i sottosegretari all’ambiente: a fronte delle rimostranze presentate, il ministero ha chiesto lumi a Fabbri presidente del Parco. Ebbene, dopo un mese ancora non si era espresso: lo ha fatto dopo un sollecito, dicendo che nessun iter è iniziato, in attesa di una valutazione di impatto ambientale che ad oggi è ancora inesistente. Questo è quanto noi possiamo fare in un ambito di competenza, purtroppo regionale e del Parco, dunque del nostro sindaco”.

Due ore e mezza più tardi del primo intervento, l’assemblea chiude con le considerazioni del pubblico ancora partecipe. C’è chi si preoccupa del declassamento turistico “a favore della Romagna, che sul suo litorale non piazza fabbriche”, chi spera di poter sentire l’altra ‘campana’, quella dell’amministrazione, “che non ha potuto esprimersi qualche giorno fa”. “Il sindaco è stato invitato oggi, ma ha preferito non esserci e non inviare delegati” chiarisce Maura Tomasi dal palco. Interviene anche l’assessore Tuffanelli, per ribadire che il problema Cercom “è un problema del basso ferrarese, non solo di Comacchio”, lanciando un input ai sindaci dei Comuni del Delta, “che dovrebbero iniziare a ragionare in un’ottica di unità territoriale seria. Se questa è la fabbrica in progetto – aggiunge – non si può nemmeno ‘spedire’ in zona Sipro ad Ostellato, anche lì sarebbe dannosa”.

Parla anche un pescatore, che pacatamente condanna “i burattini bugiardi che vogliono privarci della salute, dopo averci tolto l’ospedale. Grazie a chi ha reso possibile questo incontro, io non cerco consensi elettorali e non ho tessere, sono solo molto preoccupato per il delitto che vogliono arrecare al nostro paese. È nostro dovere imprescindibile partecipare, tacere è da irresponsabili, la verità va ricercata a 360 gradi”.

Dopo di lui, il giovanissimo Alessandro Fregnani, 15enne di Porto Garibaldi militante della Lega Giovani. “È un abominio: come cittadino ho il diritto di vivere nel mio territorio nelle migliori condizioni possibili. Io e i miei coetanei ci batteremo per un territorio che basa la sua economia sulla pesca, sul turismo e sulle sue risorse naturali”. Non manca l’attacco a Fabbri: “Il primo cittadino è diventato l’ultimo, non ci rappresenta più, non ci dà più voce, siamo inesistenti e costretti a subire tutto quello che decide: siamo stufi”.

 

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