Comacchio
13 Dicembre 2018
L’ingestibile assemblea pubblica che doveva consentire alla ditta imolese di ‘parlare’ ai comacchiesi è stata la ciliegina su una torta già acidula

I No Cercom ribaltano l’assemblea pubblica, Sacmi: “Sopraffatte le istituzioni”

di Redazione | 3 min

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Da sinistra Ferri, Sermasi e Saglioni

di Giuseppe Malatesta

Comacchio. Che la Sacmi, nuova proprietaria del dismesso stabilimento Ex Cercom, stesse montando una certa insofferenza alle lungaggini dell’iter di insediamento a Comacchio era cosa vociferata a livello locale. La serrata battaglia di cittadini e politici contrari alla rinascita della fabbrica ceramica di via Marina non dà tregua ai promotori del progetto, continuando a contestare a più riprese la legittimità dell’iter amministrativo, l’affidabilità delle dichiarazioni rese dai tecnici di parte (soprattutto sulle emissioni) e le tempistiche di bonifica del sito.

L’ingestibile assemblea pubblica convocata dall’ente comunale per consentire alla ditta imolese di ‘parlare’ direttamente ai comacchiesi è stata la ciliegina su una torta già acidula. Increduli di fronte alle proteste che hanno riempito la sala polivalente di Palazzo Bellini, i colletti bianchi della Sacmi non hanno mai potuto prendere la parola, privilegio concesso solo al sindaco Marco Fabbri e negato pure al dirigente comunale Michele Saglioni, che costretto a chiudere l’assemblea anzitempo sottolinea come “i cittadini hanno impedito l’esercizio delle funzioni comunali con acclarati atti di violenza”.

Non meno duro il giudizio dell’ingegnere Mauro Ferri, che accoglie la richiesta di un commento ad assemblea ormai annullata: “Abbiamo massimo rispetto della discussione politica e del dibattito pubblico ma anche noi siamo una parte sociale, un’azienda, e come tutti gli altri partecipiamo alla vita sociale. C’è un procedimento tecnico amministrativo di cui questo dibattito fa parte. Noi – dice Ferri – volevamo presentare un progetto, il nostro, che la platea non conosce. Non conosce, perché si tratta di un processo industriale e alcuni dettagli ingegneristici non sono noti a tutti. Non ci è stato permesso, ne prendiamo atto.

“Anche noi – aggiunge Ferri – avremmo voluto che ci fossero stati gli enti coinvolti nell’iter, perché hanno le loro responsabilità e devono giustamente esprimersi”. Chiediamo se la ditta ditta teme, dato il clima, ripercussioni sull’iter. L’ingegnere risponde con un vago “A domani”, evita la domanda sul presunto nervosismo dei dirigenti e conclude rifiutando di confermare le sue generalità al cronista.

Generalità non difficili da ricordare, considerato che Ferri fu tra i primi ‘volti della nuova Cercom’ a comparire sulla scena comacchiese: nei primi giorni di maggio scorso era tra i partecipanti della conferenza stampa a cui parteciparono i dirigenti della Torrecid (la multinazionale spagnola a cui Sacmi cederà la  Cercom rimessa a nuovo), la stessa in cui emersero le contestatissime dichiarazioni sulle emissioni di “solo vapore acqueo”.

Sempre per Sacmi, sempre a margine, parla anche Giuseppe Sermasi, direttore dei (futuri e ipotetici) lavori di ristrutturazione e ampliamento della Ex Cercom, nonché fondatore della bolognese Imtech, che da decenni offre servizi alle imprese in materia di tutela ambientale e sicurezza. “Ho curato tutte le pratiche, anche ambientali, nello spirito della correttezza tecnica e nel rispetto di tutte le norme italiane ed europee come se questa fabbrica fosse a Sassuolo, a Reggio Emilia o in qualsiasi altro parte dell’Italia”.

Rischiando di fornire un nuovo appiglio ai detrattori della fabbrica, Sermasi fa presente come “tra Reggio e Sassuolo di fabbriche di questo genere ce ne sono trecento, tutte controllate dagli enti territoriali e in perfetta regola. Questa sarebbe stata dotata di una tecnologia ancora migliore, con valori ampiamente nella norma” aggiunge lasciandosi sfuggire un ‘condizionale passato’.

“In un ambiente di questo genere però non si può discutere: anche io nel lavoro che svolgo sono un cittadino e dovrei avere il diritto di essere ascoltato come gli altri. Purtroppo se avessi iniziato a parlare di particolari tecnici mi si sarebbero rivoltati tutti contro: questa perciò non è più democrazia, questo è un atto di sopraffazione nei confronti delle istituzioni”.

 

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