Il critico d’arte Vittorio Sgarbi è uno dei 23 indagati dalla procura di Roma in una maxi inchiesta sull’autocertificazione di opere d’arte contraffatte che ha portato anche a due arresti.
L’inchiesta dei carabinieri della Tutela Patrimonio Culturale si impernia sulla Fondazione Archivio Gino De Dominicis di Roma, di cui Sgarbi è presidente e per la quale avrebbe autenticato come originali diverse opere di De Dominicis (e, in misura minore, di altri artisti).
Le accuse agli indagati sono, a vario titolo, quelle di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e commercializzazione di opere d’arte contraffatte.
Su richiesta della pm Laura Condemi, sono state sequestrate 250 opere considerate contraffatte (alcune già acquistate da collezionisti), per un controvalore stimato di 30 milioni di euro. I carabinieri hanno eseguito anche quattro misure cautelari. Agli arresti domiciliari sono finiti il vicepresidente della Fondazione e il presunto falsario. A due galleristi è stata invece interdetta l’attività.
La risposta di Sgarbi alla notizia dell’indagine è dura e severa nei confronti degli inquirenti: “Mai il nucleo di tutela del patrimonio artistico dei carabinieri era arrivato più in basso mettendo l’ignoranza al servizio della cecità e della mancanza di giudizio di un magistrato”· Per il critico ferrarese si tratta invece di “opere autentiche di Gino de Dominicis”, considerate invece false “base di indagini farlocche, senza alcun elemento probatorio, senza l’individuazione di falsari”.
Per Sgarbi si tratta di una “fantasiosa e visionaria minaccia della libertà della critica e della competenza degli esperti”.
“Provvederò a una interrogazione parlamentare e chiederò l’accesso agli atti dell’indagine – conclude Sgarbi – , che infama collezionisti e galleristi onesti senza alcun elemento probatorio pregiudica l’attività critica con i suoi liberi convincimenti. Parallelamente, ho dato incarico all’avvocato Cicconi di procedere con una denuncia per diffamazione contro il pubblico ministero Condemi”.
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