Lo stabilimento Tecopress
Dosso. Tempi duri alla Tecopress, dove lunedì si è tenuto il primo sciopero di 8 ore di uno stato di agitazione destinato a inasprirsi nei prossimi giorni per chiedere il rinnovo del contratto aziendale. Gran parte dei 180 lavoratori dell’azienda metalmeccanica di Dosso ha incrociato le braccia, presidiando i cancelli di ingresso allo stabilimento con un nutrito picchetto durato tre ore.
Un’azione che sarà ripetuta a breve fino a raggiungere le 24 ore di sciopero, ma “aspettiamoci un inasprimento della mobilitazione – avverte il segretario provinciale della Fiom Cgil Samuele Lodi – perché l’azienda sta provando a sopperire alla produzione ferma richiamando i lavoratori somministrati, una mossa in punta di diritto che reputiamo a dir poco scorretta”.
I lavoratori sono pronti a farsi sentire – più della metà sono donne e molti lavorano a Dosso da più di vent’anni – per rivendicare un aumento sulle retribuzioni del turno di notte e un premio di produzione all’interno del contratto interno aziendale, scaduto da otto mesi e in corso di rinnovo attraverso una trattativa che sta facendo discutere.
Il personale e i sindacalisti, capitanati da Giorgio Iabichino della Rsu Fiom Cgil che durante il picchetto ha annunciato un “pacchetto di scioperi per un totale di 24 ore”, aspettano risposte dall’azienda. “Risposte che non sono arrivate – commentano con amarezza fuori dallo stabilimento -: da mesi non si sbloccano alcuni punti del contratto come le maggiorazioni per i turni di notte, riconosciute solo al 25% invece del 40% che prendevamo fino al 2015”.
Gli operai, che rivendicano quindi un adeguamento in busta paga per i turni in fonderia per cinque notti alla settimana, ricordano anche il collega deceduto a causa del terremoto – Gerardo Cesaro, ucciso nel crollo del capannone la notte del 20 maggio 2012 – e affrontano i problemi legati ancora alla ricostruzione post sisma.
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