Attualità
5 Novembre 2018
Il messaggio del vescovo durante il concerto del 4 novembre nella basilica di Santa Maria in Vado

Perego: “Senza Europa la pace è ancora più in pericolo”

di Redazione | 2 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Ricorda i “16 milioni di morti, la stragrande maggioranza dei quali giovani, 20 milioni di feriti, 24 milioni di profughi” della Grande Guerra, il messaggio del vescovo Gian Carlo Perego, pronunciato per il concerto del 4 novembre, tenutosi nella basilica di Santa Maria in Vado. Ma è anche un monito, affinché l’insegnamento di quella “inutile strage”, come la definì Papa Benedetto XV, non venga dimenticato: la necessità di ricercare sempre la pace, stando alla larga dai nazionalismi e ricordando che “senza Europa la pace è ancora più in pericolo”.

Ed è proprio qui che si concentra il messaggio più forte di Perego: “Alla condanna dell’inutile strage, Benedetto XV univa l’impegno per la pace – ricorda il vescovo di Ferrara e Comacchio -. È ciò che resta di quella Guerra, della successiva ancora più cruenta, e di tutte quelle che fino ad ora hanno segnato profondamente e continuano a segnare oggi 37 Paesi del mondo. L’impegno per la pace di papa Benedetto XV era sostenuto da proposte concrete: i benefici immensi del disarmo, la restituzione dei territori occupati, l’equità e la giustizia. Queste tre proposte sono ritornate nel Magistero della Chiesa fino al presente, unite anche all’obiezione di coscienza per le armi e alla condanna di tutte le guerre, perché sempre ingiuste”.

È poi un altro Papa, Paolo VI, quello da cui prende le mosse Perego, ricordando come nel 1968
“chiese alla Chiesa di iniziare ogni nuovo anno con una Giornata di preghiera per la pace. Nelle sue parole del primo messaggio per la Giornata della pace del 1968 ritroviamo la necessità di difendere la pace nei confronti di quattro pericoli, che sempre la minacciano”.

Eccoli allora i pericoli. Quello della sopravvivenza degli egoismi nei rapporti tra le nazioni che “sono realtà che ritornano anche oggi e minacciano la pace; e senza Europa la pace è ancora più in pericolo”, afferma con forza Perego. Poi il pericolo delle violenze, quella “rabbia dei poveri, ricordata l’anno prima nell’enciclica Populorum progressio, di chi ha perso tutto, i propri cari e i propri beni e non ha più speranza”. E ancora il pericolo del ricorso agli armamenti sterminatori: “Un pericolo grave ai tempi di San Paolo VI e che è ancora più grave oggi, con un rischio di armi di distruzione di massa che è cresciuto ancora di più, come viene richiamato spesso nelle parole magisteriali di Papa Francesco”. Infine, il pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione: “Il rischio della mancanza di dialogo, di accordi internazionali, di rinunciare ad avere spesso di più, che ha generato anche negli ultimi anni nuove guerre, instabilità, migrazioni di massa”.

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