Spal
19 Ottobre 2018
Il portiere si racconta alla Gazzetta dello Sport: "Sono felice di aver riscoperto le mie radici senegalesi"

Spal, Gomis tra integrazione e razzismo: “Salvini? Se mi chiamasse, accetterei volentieri”

di Redazione | 4 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

di Davide Soattin

Chi dice che tutti i calciatori sono ignoranti e totalmente disinteressanti dalle vicissitudini riguardanti la politica, l’attualità e la cultura a livello internazionale, forse l’ha fatto senza prima conoscere a fondo Alfred Gomis, la pantera africana che da quasi un anno e mezzo ha trovato casa nell’area piccola del Paolo Mazza, protagonista di un’interessante intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha raccontato tra passato, presente e futuro la propria vita privata e il proprio punto di vista su temi caldi quotidiani come integrazione e razzismo.

“Sono felice di aver riscoperto le mie radici senegalesi – ha esordito il numero uno, tra le righe della rosea -. Ho visto i luoghi in cui partivano e morivano gli schiavi, costretti in ambienti in cui nemmeno le bestie meritavano di stare. Ho conosciuto meglio la mia famiglia d’origine, ma ho provato quella sensazione di sentirsi estraneo, tant’è che quando sono in Senegal mi capita di essere guardato con sospetto per i miei modi da italiano. Qui invece lo fanno per la mia pelle da africano. Mi sento sempre diverso. Anche per questo faccio parte di un’associazione che si chiama ‘Umanità’, in cui ci occupiamo dei flussi immigratori”.

Per l’estremo difensore spallino infatti, nonostante i tanti anni trascorsi in Italia da protagonista con le maglie di Torino, Casale, Crotone, Avellino, Cesena e Salernitana, il tema dell’immigrazione rimane ancora delicato da affrontare, sia dal punto di vista personale che nella vita di tutti giorni, essendo troppo spesso associato a luoghi comuni e dicerie che non rispettano la verità dei fatti: “Sento dire che gli immigrati sono troppi, sono criminali e sono approfittatori. Ma una persona non può approfittare quando lascia tutto, cioè niente, per andare in un posto dove non conosce nessuno e di cui non parla la lingua. ‘Di che cosa ti approfitti?'”.

“Per non parlare poi del fatto che gli immigrati vengono considerati ‘troppi’ – ha successivamente rilanciato il guardiano biancazzurro – con le percezioni che sono state sempre gonfiate ad arte, perché i dati sono molto diversi. Di sicuro ci sono dei poco di buono, come fra gli italiani. Ma se delinque uno straniero, sono tutti delinquenti, mentre se fa la stessa cosa un italiano è un problema del singolo. Non nascondo che se mi chiamasse Salvini, accetterei senza problemi. E gli chiederei di dirmi se pensasse di parlare a un italiano o ad un senegalese, anche se ogni tanto mi viene da sorridere. Se entro in un negozio, subito mi guardano come se fossi un ladro. Poi appena parlo, diventano tutti gentili”.

Una vera e propria mosca bianca all’interno di un mondo che, nell’ultimo periodo, ragionando proprio per stereotipi e cliché, rischia per la maggior parte delle volte di essere associato a figure di calciatori interessate solamente al denaro, alle automobili e alle belle donne, come detto in apertura: “Molti di noi pensano che col denaro si risolva tutto. E poi siamo narcisisti, viviamo dell’adorazione della gente. Tanti non sentono il bisogno d’informarsi. Quando prova a stimolare certi miei compagni, loro rispondono con una battuta. Sei quasi obbligato a doverti omologare. Fare il deficiente rende la vita più facile”.

Come facile per altri motivi sono sembrati apparentemente essere il percorso e la carriera sportiva dello stesso Gomis, come lui stesso racconta, cresciuto insieme ad altri tre fratelli con il sogno di indossare i guantoni e volare da un incrocio all’altro della porta: “A noi è sembrato tutto normale. Mio padre, che aveva fatto un provino anche col Rapid Vienna, da bambini ci ha insegnato le prime cose. Tra fratelli (Lys al Teramo, Maurice al Siracusa e David al Cuneo, ndr) ci scambiamo consigli. Certo, mia madre avrebbe voluto che almeno il piccolo non facesse calcio, è stanca di prendere freddo agli allenamenti”.

“Mi piacerebbe che lo vincesse il Napoli, ma vedo la Juve davanti a tutti, e dietro Inter e Roma – ha infine rivelato il senegalese, disegnando in conclusione il proprio ideale podio scudetto e sbottonandosi poco dopo sui progetti futuri propri e di quelli della sua Nazionale -. Il mio sogno sarebbe quello di giocare nell’Arsenal, che mi è sempre piaciuto sin da bambino, mentre, per quanto riguarda il Senegal, forse tra le africane ora come ora è la squadra più forte. Ma credo che vincere il Mondiale nel 2022 sarà dura, per il vertice invece manca poco”.

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