Cronaca
2 Settembre 2018
La vittima collaborò con la polizia. Crucianelli: "Non possiamo parlare di lotta per le piazze di spaccio ma di ragioni campanilistiche tra due fazioni opposte"

Tentato omicidio in Gad, la ricostruzione della questura: “Ritorsione premeditata”

di Redazione | 3 min

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di Simone Pesci

A un mese di distanza dalla folle aggressione di via Olimpia Morata a colpi di machete del 30 luglio arrivano i primi due arresti. Nella mattinata di venerdì 31 agosto, gli uomini della questura hanno infatti arrestato due giovani di nazionalità nigeriana, Irabor Igbiniosa (di 29 anni) e Anthony Odianose Luckhy (di 31 anni), che sono stati i principali esecutori di quello che viene definito “un tentato omicidio” ai danni di Steven, un loro connazionale 26enne che fu portato a Cona in gravi condizioni a causa delle ferite riportate alla testa.

Igbiniosa è stato fermato nella sua abitazione di via XXV Aprile, dove è stato colto in compagnia di cinque connazionali conosciuti come spacciatori, di cui uno denunciato in stato di libertà per “non essere ottemperante agli ordini del questore” spiega il dirigente della squadra mobile Andrea Crucianelli. Fra l’altro il 29enne aggressore è “richiedente asilo politico, la sua richiesta è ancora al vaglio della commissione della questura di Ferrara”.

Luckhy è stato invece fermato “in piazzale Camicie Rosse, e nella sua abitazione sono stati trovati 3 mila euro in contanti in banconote di piccolo taglio, sintomo della sua attività di spaccio, oltre a una piccola mannaia. Lui è regolarmente titolare di permesso di soggiorno, con scadenza nel 2022 in quanto riconosciuto come avente diritto alla protezione sussidiaria”. Entrambi erano noti per precedenti di spaccio.

Tornando all’aggressione i fatti, secondo gli uomini della questura, vanno fatti risalire ben prima del 30 luglio. “L’11 giugno – spiega Crucianelli – ci fu una colluttazione dove fu ferito un amico di Steven, il quale il 28 giugno scorso collaborò con la polizia per ritrovare il machete utilizzato in un’altra rissa scoppiata in zona Nord-Ovest“, precisamente in via Lavorieri.

Da lì si arriva poi alla cruenta scena di fine luglio, che nel parere della questura è “una ritorsione premeditata”. Nel fermo dei nigeriani sono infatti decisive le telecamere delle attività di via Olimpia Morata, che riprendono i “due aggressori parlottare fra loro al telefono, mentre in via Oroboni passa Steven che, fermato da altri due nigeriani, venne sostanzialmente costretto a percorrere via Morata, dove ad attenderlo c’erano Igbiniosa e Luckhy armati di due machete lunghi 30-40 centimetri”.

Le indagini, ancora in corso, stanno cercando di accertare chi siano gli altri esecutori di quello che è catalogato come tentato omicidio. Fra l’altro, da corso Ercole I d’Este, si apprende come si temessero dei nuovi episodi di violenza: “Nell’aria – racconta il dirigente della squadra mobile – c’era fermento e questo ci ha fatto accelerare. Non possiamo comunque parlare di lotta per le piazze di spaccio, quanto più di ragioni campanilistiche, perché aggressori e aggredito facevano parte di due fazioni opposte”.

Crucianelli e la dirigente Teresa Mancinelli ci tengono infine a fare dei ringraziamenti, “sia alle forze dell’ordine che hanno collaborato”, che soprattutto nei confronti “della comunità nigeriana: non tutti sono delinquenti e c’è chi collabora e denuncia”. Proprio la comunità nigeriana sarà protagonista nel mese di settembre di una manifestazione per chiedere sicurezza e fermare la scia di sangue.

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