Du iu śpich frares?
9 Agosto 2018

L’ultimo sorriso di Alfio Finetti

di Maurizio Musacchi | 5 min

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All, radìs, còjar l’àtim

Carissimi amici del Dialetto Ferrarese (maiuscolo per...amore). In questo spazio vi presento una mia poesia che ha vinto un doppio premio nel prestigioso Concorso Letterario “Bruno Pasini” – XVIII ^ Edizione - 2023 – “ÀLL, RADÌŚ... CÓJAR L'ÀTIM”

Omaggio a Nerio Poletti

Carissimi amici del Dialetto Ferrarese. Si è spento serenamente, in questi giorni, Nerio Poletti, classe 1930. (Ho letto la notizia sui social dalla nipote Vanna). Vecchio amico mio, ma soprattutto del dialetto ferrarese. Lo avevo incrociato diverse volte a Bondeno...

In viaggio sulle mura con un ipotetico figlio

Maurizio Musacchi mette in versi un viaggio sulle mura di Ferrara, con un ipotetico giovane figlio. Vorrebbe parlargli di una guerra che ho vissuto, da piccolo. Parlargli di tragedie, magari fargli capire e vedere quanto orrenda sia.

Il bambino, il nonno e “Gote di fragola”

Carissimi amici del mio blog, col quale parlo, scrivo, presento autori di Ferrara , il suo Dialetto e il suo Territorio. Oggi, con la benevolenza della Dirigenza di Estense.com, vi propongo ancora un mio racconto

Il tempo dei fenicotteri rosa e…

Cari lettori, ho ricevuto un prestigioso riconoscimento al 3° premio del Concorso Nazionale Laghese di Poesia e Narrativa 2023. Vi pubblico qui il racconto sperando vi piaccia. --- Mi guarda assorto il vecchio, seduto su una panchina del Parco Massari di Ferrara....

Seduti su una panchina situata davanti alla vecchia Delegazione del Comune di Ferrara, in via Bologna. Io e Alfio Finetti, consiglieri del “Tréb dal Tridèl” – in sostanza “L’Accademia della Crusca” del Dialetto Ferrarese che lui e altri prestigiosi ferraresi, appassionati amici della nostra Lingua fondarono nel lontano 1982 nel glorioso “Circolo Canottieri” di Pontelagoscuro – dovevamo tenere una importante riunione.

Mentre aspettavamo l’arrivo degli altri componenti del Cenacolo Trèb, mi guardò e disse: “At cónt ‘na barzléta. A gh’è un ch’al va dl dutór e algh diś ‘Sgnór dutór, a gh’ò un problema, a sufrìs d’amnesii a n’am arcòrd niént, lam dàga un bón cunsìli, l’am dìga s’òja da fàr?’ – ‘T’ant arcòrd niént? E at vó un cunsìli? Prèst dìtt … fàt di dèbit'” (“Ti racconto una barzelletta. Un tizio va dal medico e gli dice ‘Dottore soffro tanto di amnesie, mi dia un buon consiglio, mi dica un po’, che devo fare?’ – ‘Non ricordi nulla e vuoi un buon consiglio? Presto detto… procurati dei debiti'”).

Ho accorciato volutamente la barzelletta, ma il succo è quello. Non è nemmeno una delle migliori che raccontò a generazioni di ferraresi in tanti anni di spettacoli, ma io non l’ho più dimenticata perché, in sostanza, fu l’ultimo incontro-dialogo col Grande Artista.

Dopo la riunione di quel lontano giorno, non ebbi modo di parlargli più. Mi capitò di trovarlo in strutture dove, per un male che lo aveva indebolito, fino a quasi annullargli le facoltà mentali, fu costretto ad essere ricoverato. Qualche volta mi esibii, con la Corale Rivana o con amici attori di Ferrara, dove era ricoverato ultimamente. Lo vedevo dinnanzi a me, seduto fra gli altri ospiti/malati, parenti e personale della struttura. Lo sguardo fisso, dicevano che non aveva più facoltà cerebrali attive. Ma la testimonianza di un amico musicista mi sconvolse. Un pomeriggio dei tanti tributi e ricordi, mentre stavano cantando e suonando una sua canzone, l’amico musicista gli chiese: “T’arcòrdat stà canzòn Alfio?” (Ricordi questa canzone Alfio?). Lui lo guardò e sorprendentemente rispose: “A t’al dìgh, a l’ò scrìta mì!” (Certamente, l’ho scritta io!).

Forse spinto da tale testimonianza, scrissi una poesia–auspicio dedicandogliela. Presentata al prestigioso “Premio Roffi”, nel 2016 vinse il II° Premio.

Io l’ho già proposta in “Estense.com”, ma oggi, perdonatemi, ve la ripropongo. Vuole essere una ulteriore testimonianza del bene che voglio e gli vogliamo tutti, a Ferrara ma, grazie ad Internet, in tutto il mondo.

Grazie Alfio.

 

ALFIO…FÀM SUGNÀR 

Saηtà su ‘na scaràna int la “Strutùra

iηdóv al témp als férma séηza pietà,

j’òć fìs, inespresìv da fàr paùra

ch’j’è avért però l’è cmè chì fûs sarà.

Tié lì custrét,déntar’ ad n’ “armadùra”

ché al tò spirit lìbar l’à imprigiunà:

Induèli ill piàz ch’i t’aclamava?

dóv la zént amìga la t’abrazàva?

 

Quand l’at salutàva par gl’esibizióη

ch’at smaηzipiàv coη una qualch barzléta,

pò t’cuηtinuàvi cantànd soquànt caηzóη

in diàlèt coη la tò parlàda scièta.

Cl’alegrìa clà spargugnàva emozióη

dal nostar cuór ch’at varzév la marléta.

Col “Condominio” par ridar e scarzàr,

po’, al “Re dlà miseria”, par raśunàr!

 

Inavajà tùt i s’as sbigatàva

dal rìdar pr’ill tò batùd ad bagianà,

cujésti dai “stiàη” ché it zircuηdàva

int al lavór, déntr’aj bàr, o al marcà;

la vìta i sugét l’at regalava

ché al pòpul da sémpar al t’à ispirà.

Al stéŝ che tgnévi iη galiśàgna

iη palchscènich zitadìη, ó d’campàgna!…

 

Al déstìη a pàr ch’àls vója castigàr

parfìη ciapàr iηdré tut quél ch’al s’à dà,

mó par tì amìgh Alfio l’à vlèst strafàr

coη îηtarès par ch’als sìa veηdicà,

dal tò brìo dlà tò flizità ad cantàr

tànt ché, coη malatié e mòrt al t’à iηvlà.

Idèî inaśiàd in mié riflesióη

slà tòla dlà vìta, con uη gràη magóη!

 

Int al lasàr ch’al pòst iηdóv it cùra

at salùt cón una alzàda ad màη,

t’am rispóndi a véd la tò figura

coη suriś brìśa da malà, ma d’òm sàη:

Vót védar ch’l’am cujóna ad sicura?

Chisà,uη miràcul? po’ agh bambàη piàη:

-St’altra vòlta, quànd at gnirò a truàr,

at vój còη caηzóη e barzléti; fàm sugnàr!

ALFIO…FAMMI SOGNARE

Seduto su una sedia nella “Struttura”

dove il tempo si ferma senza pietà,

gli occhi fissi, inespressivi da far paura

ché sono aperti, ma è come fossero chiusi.

Sei lì costretto dentro ad un’ “armatura”

ché il tuo spirito libero ha imprigionato:

Dove sono le piazze che ti acclamavano?

dove la gente amica t’abbracciava?

 

Quando ti salutava per le esibizioni

che iniziavi con qualche barzelletta,

poi continuavi cantando alcune canzoni

in dialetto con la tu parlata schietta.

Quell’allegria sparpagliava emozioni

Del nostro cuore di cui aprivi il fermo-chiusura.

Col “Condominio” per ridere e scherzare,

poi, “Il Re della miseria”, per ragionare!

 

Conquistati tutti si sbellicavano

dal ridere per le tue battute di baggianate

raccolte dai “cristiani” ché ti circondavano

nel lavoro, dentro i bar, o al mercato;

la vita i soggetti ti regalavano

ché il popolo da sempre ti ha ispirato.

Lo stesso che entusiasmavi

in palcoscenici cittadini o di campagna!

 

Il destino sembra ci voglia castigare

perfino prender indietro tutto ciò ché ci dà,

ma per te amico Alfio ha voluto strafare

con gli interessi si è vendicato,

del tuo brio della tua felicità di cantare

tanto ché, con malattie e morte t’ha seppellito.

Idee apparecchiate in mie riflessioni

sulla tavola della vita, con un gran magone!

Nel lasciare il luogo dove ti curano

ti saluto alzando la mano,

mi rispondi e vedo la tua figura

con un sorriso non da malato ma da uomo sano:

Vuoi vedere che mi beffeggia di certo?

Chissà, un miracolo? Poi gli vaneggio sottovoce:

-La prossima volta, quando ti verrò a trovare,

ti voglio con canzoni e barzellette; fammi sognare!-

II° Premio Roffi 2016 Maurizio Musacchi

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