Attualità
5 Giugno 2018
Il capo di gabinetto della questura lascia Ferrara dopo 20 anni. I ricordi di una vita da poliziotto

Scroccarello: “Fate attenzione, più sicurezza significa meno libertà”

di Marco Zavagli | 5 min

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Pietro Scroccarello (foto di Alessandro Castaldi)

Era il 16 novembre 1999 quando arrivò a Ferrara. Dopo quasi vent’anni Pietro Scroccarello lascia la ‘sua’ Ferrara. Nel ‘99 l’attuale capo ufficio di gabinetto della questura estense arrivava da Chieti.

Nella città abruzzese Scroccarello – abruzzese, laureato in giurisprudenza – aveva svolto il suo primo incarico, fresco di assunzione nel Corpo della Polizia di Stato dopo essere arrivato sesto su 55mila candidati al concorso per ispettore.

“Ero destinato all’Upg ma il questore di allora mi mise alla Squadra mobile, reparto che alla fine non lasciai più, anche quando in seguito mi specializzai in Reati contro la pubblica amministrazione”. Ed è proprio sotto questa nuova qualifica che il giovane poliziotto si fece conoscere a Chieti a metà degli anni ‘90. “Diedi il via a una raffica di arresti di colletti bianchi. Tanto che quando arrivò la notizia del mio trasferimento persone nelle alte sfere della città brindarono con un sospiro di sollievo”.

Allora Ferrara non era decisamente nei piani di Scroccarello, tanto che la nostra città finì nell’ultima casella disponibile delle preferenze, la tredicesima. “Ricordo che la cercai sulla cartina geografica”, sorride oggi, ricordando che l’unica volta che si occupò di Ferrara “fu per delle indagini su un omicidio della Banda della Magliana: un collegamento mi portò qui”.

Gli intrecci del destino lo portarono in mezzo alla pianura padana nel ‘99. Prima destinazione l’Upg. “Incatenai una discreta serie di arresti” che gli aprirono dopo nemmeno un anno le porte della Mobile. La decisione fu presa dal questore di allora, Vincenzo Speranza, che “optò per una soluzione interna per la squadra investigativa”.

Scroccarello ricorda anche un aneddoto legato al suo discorso di ‘insediamento’: “Gli dissi grazie questore, ce la metterò tutta. Mi rispose, sorridendo, ‘sei proprio un ruffiano di m…’”.

Se Speranza lo lanciò a livello di investigatore, “fu il questore Longo a completarmi del punto di vista del funzionario”.

Dalla Mobile passa al gabinetto di Palazzo Camerini nel 2011. “Rifiutai il trasferimento a Bologna, rimasi qui e come capo di gabinetto ho scoperto un mondo estremamente interessante”. Non quello della ‘prima linea’, ma quello decisionale e organizzativo, dietro la scrivania: “Qui ho capito che la Polizia è anche e soprattutto equilibrio, organizzazione, ordine pubblico, rapporti con le istituzioni”.

Il pensiero corre a “quello stupendo San Michele Arcangelo (la festa del patrono della Polizia di Stato, ndr) vissuto nel 2011, con il ministro Maroni e il capo Manganelli. Raccogliemmo dagli imprenditori ferraresi ben 80mila euro per organizzare le celebrazioni in Castello e in teatro. Quei giorni sentii davvero la città vicina”.

Vengono poi gli anni della Spal, dalla Lega Pro alla B alla A, “con l’ordine pubblico gestito in maniera esemplare grazie all’ottima collaborazione tra istituzioni”. Sul punto Scroccarello chiede di spendere una parola in più per “ringraziare la dottoressa Teresa Pinna e tutto il suo staff dell’assessorato alle attività culturali; grazie alla reciproca collaborazione su cento eventi non ne è stato annullato nemmeno uno. Tanto che a Roma ormai parlano di “modello città di Ferrara” per indicare una organizzazione che funziona dal punto di vista della sicurezza”.

Quanto è cambiata Ferrara in questi venti anni? “Per quel che posso dire, una volta i bliz al Grattacielo – si facevano già – risolveva la situazione per un po’. Ora è necessario un impegno quotidiano delle Volanti, così come sta facendo il nostro questore. Non è più solo una situazione di illegalità. il discorso è più complesso e difficile da affrontare”.

E sulla sicurezza Scroccarello si vuole soffermare. “La cosa più importante, in una situazione di possibile tensione, è mediare, non usare il pugno di ferro”.

C’è una immagine stampata nella mente del dirigente che rappresenta tutto questo: “fate attenzione: più sicurezza significa meno libertà. E in mezzo a sicurezza e libertà sta la giustizia”. Solo uno sciocco può preferire rinunciare alla libertà in nome della sicurezza. In questa immagine che ho sempre davanti la Legga sta a destra, il buon senso a sinistra. Ed è qui che viene fuori il buon funzionario di Polizia”.

Ma in vent’anni sono inevitabili anche i ricordi negativi. Uno su tutti la vicenda Aldrovandi, “una tragedia che ha cambiato la vita di tutti, che è sempre presente”. A chi gli chiede se oggi rifarebbe tutto quello ha fatto, la risposta è immediata. “no, farei meglio”.

Tra i momenti che vorrebbe dimenticare ci sono anche due San Valentino. Uno è quello che segnò la drammatica fine di Said Behamel, “con i passanti che pur vedendolo in difficoltà lo lasciarono al suo destino”. L’altro è quello di Paula Burci. “Il 14 febbraio il suo telefono squillò per l’ultima volta. Era un giovane cliente che se ne era invaghito e sperava di aiutarla ad uscire dalla prostituzione”. Ma i suoi aguzzini videro quella chiamata e Paula scomparve.

Ora Scroccarello lascerà corso Ercole I d’Este per approdare all’Elba. Sarà dirigente del Commissariato di Portoferraio, che ha competenza su tutta l’isola.

Prima di congedarsi un ultimo ricordo, relativo ad anni prima, quando doveva trasferirsi a Vasto. “I miei figli piangevano, mia moglie si oppose; ci fu una rivoluzione in casa. Allora capii che Ferrara sarebbe rimasta per sempre la mia città”.

E qui, dopo l’Elba, “tornerò come turista, o come pensionato, o come dirigente, ma tornerò”. Nella nuova destinazione lo seguirà la moglie. “Manca ancora qualche tassello burocratico ma è fondamentale che mi segua, non c’è promozione che tenga se lei non è con me”.

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