Bondeno
24 Aprile 2018
Dario Nardi racconta il suo viaggio di denuncia contro l'inquinamento plastico sulla costa

Oltre 5mila km in bici, l’impresa del ferrarese nel Pacifico

di Redazione | 2 min

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Bondeno. “5000 km in bici, inseguendo la plastica nel Pacifico”. Un’impresa “nell’impresa”, insomma, quella che verrà presentata sabato 28 aprile alle 17.30 presso la sala 2000, nel contesto degli incontri di “Beati chi?”,  l’evento promosso dalla parrocchia Natività di Maria, con il patrocinio del Comune, che continua a dare voce agli ultimi e a coloro che generalmente sono lontani dal riflettori, pur compiendo imprese straordinarie.

Una di queste avventure straordinarie porta il nome di Dario Nardi, giovane biologo marino ferrarese, che con la sua bici di bambù (realizzata appositamente per rimarcare il problema della plastica) ha percorso in sei mesi circa 5mila chilometri, andando dalle coste marocchine, a quelle messicane, passando per Panama, il Nicaragua e le coste australiane.

Il motivo della scelta dell’itinerario è chiaro: “L’oceano Pacifico – rivela Nardi – è sicuramente il più colpito dall’inquinamento plastico e le motivazioni sono logiche se pensiamo alla geografia dei Paesi che vi si affacciano, fra cui i due più inquinanti: gli Stati Uniti e la Cina. Sempre qui si concentrano i due vortici peggiori di plastica riscontrati nelle acque del pianeta, per via delle correnti”. Non sta meglio il Mediterraneo, secondo il biologo ferrarese, che è uno dei mari più inquinati per via del fatto che non vi è la speranza che le correnti allontanino gli inquinanti, avendo come unico sbocco Gibilterra.

Nardi è rientrato a gennaio dal suo viaggio e sarà a Bondeno, sabato pomeriggio, per un confronto e un’analisi di quello che è possibile fare per salvare il pianeta. Un appuntamento che ben si collega all’attualità, a pochi giorni dalla giornata mondiale della Terra. Giornata servita anche quest’anno per fare tristemente il punto sullo sfruttamento indiscriminato del pianeta, ma anche sull’emergenza dovuta alla quantità di plastica che sommerge ormai la Terra. In particolare, nei mari, dove i polimeri finiscono per infestare la flora e la fauna marina, entrando prepotentemente anche nella catena alimentare dell’uomo.

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