Attualità
17 Aprile 2018
Il leghista annuncia querela: "Intento diffamatorio". La passante conferma la versione: "Gli hanno chiesto i documenti. La scena era davvero molto triste""

Offese al migrante, Naomo: “Notizia falsa”. Ma spunta un’altra testimone

di Redazione | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

C’è un’altra testimone dell’episodio che sabato mattina ha coinvolto Nicola Lodi e altri due ferraresi che avrebbero inveito contro un immigrato che chiedeva l’elemosina in piazza.

Il segretario comunale della Lega Nord, invece, nega tutto e minaccia querela: “In merito all’articolo uscito su estense.com circa fatti gravi addebitati alla mia persona – scrive Naomo sulla sua pagina Facebook – andrò immediatamente a querelare questa notizia falsa e diffamatoria. Chi ha comunicato alla stampa o la testata stessa se ne assumerà le responsabilità”.

 Il racconto della passante, che preferisce rimanere anonima, conferma però la testimonianza di Beatrice Giovannoni su quanto accaduto, perché “a onor di cronaca, mi sembra giusto descrivere i fatti” di quella che definisce una “scena davvero molto triste”.

“Io passavo casualmente di lì e ho visto un ragazzo di colore (che vedo spesso in centro chiedere l’elemosina) fermato da Nicola Lodi, rappresentante della Lega, non so bene per quale motivo poiché sono arrivata a scena già iniziata – racconta la donna -. La mia lontananza non mi ha permesso di udire il dialogo tra i due (anche se un vero e proprio dialogo non credo ci sia stato visto che il ragazzo parlava pochissimo l’italiano)”.

“Sta di fatto che vedo Lodi fare domande al ragazzo e successivamente quest’ ultimo tirare fuori un foglio di carta – riferisce la testimone -. L’intuito mi dice che con grande probabilità Lodi gli avrà chiesto le generalità. Mi chiedo, quindi, ma che diritto ha un comune cittadino di chiedere le generalità di un altro? Ma andiamo oltre”.

A fianco del segretario comunale del Carroccio, “vi erano una signora che urlava contro il ragazzo che probabilmente continuava a non capire una parola, e un signore in bicicletta che si è avvicinato al ragazzo e con uno spintone gli ha urlato: va a cà da tì! (frase capita probabilmente ancora meno dal ragazzo). La scena era davvero molto triste”.

La passante ha fermato successivamente il ragazzo, incontrato per caso nelle vie del centro, per chiedergli cosa fosse effettivamente successo. “Era visibilmente provato, capiva davvero pochissimo l’italiano e questo mi conferma, quindi, che poco prima non ci potesse essere stato un dialogo o un confronto alla pari” commenta la donna indignata.

Anche in questo caso, il migrante tira fuori un foglio, probabilmente lo stesso che ha mostrato a Lodi. “Ma io non ero lì di certo per verificare chi fosse e cosa stesse facendo – puntualizza – quindi lo fermo tentando di fargli capire che io, come nessun altro, posso chiedergli eventuali generalità e che questo compito spetta alle autorità competenti. Provo anche a spiegargli che nessuno può permettersi di spintonarlo o inveire contro di lui per nessun motivo. Poi con molta tristezza me ne sono andata, ma qualora ce ne fosse bisogno rimango disponibile a confermare quanto visto nelle sede competenti”.

Ad andare fino in fondo è anche il diretto interessato. Una seconda rettifica di Lodi, infatti, arriva via-email: “Mi preme sottolineare che la vostra lettrice, Beatrice Giovannoni, nella lettera a voi indirizzata, collocata al di fuori dello spazio “Lettere al Direttore”, con dignità (o quantomeno impostazione) di articolo, ha rappresentato, con le sue affermazioni, circostanze contrarie a verità, attribuendomi atti mai compiuti e affermazioni mai rese” scrive l’esponente del Carroccio, secondo cui “la pubblicazione di un tale articolo costituisce, a mio avviso, una grave violazione deontologica, oltre che penale, non rispettando lo stesso la verità sostanziale dei fatti e con un chiaro fine denigratorio: entrambe le violazioni, ne sono certo, saranno ampiamente provate in sede penale e deontologica, avendo assistito ai fatti numerosi testimoni. Per queste gravi ragioni ho dovuto provvedere a tutelarmi in ogni sede competente”.

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