Bondeno
17 Marzo 2018
I ragazzi hanno proiettato un filmato del loro incontro con il criminologo e docente di Oxford Federico Varese

Legalità: gli studenti spiegano come sconfiggere i mafiosi

di Redazione | 2 min

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Bondeno. “Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe” recitava uno striscione ai funerali di Paolo Borsellino nel luglio del 1992. È sicuramente con questo spirito che gli studenti di terza, quarta e quinta liceo e dell’istituto professionale di Bondeno hanno iniziato il progetto “Legalità e mafie”, e lo hanno poi concluso con la frase: “I mafiosi sono persone come noi, sconfiggerli è possibile”.

Alla sala 2000, in un incontro aperto al pubblico, i ragazzi hanno proiettato un filmato del loro incontro con il criminologo e docente di Oxford Federico Varese, con il quale hanno scoperto l’organizzazione e le peculiarità delle mafie: dal riciclaggio di denaro al rapporto con il territorio, con la politica e con la Chiesa.

Le risposte date da Varese hanno stimolato l’interesse degli studenti, i quali hanno poi approfondito alcuni argomenti, e li hanno esposti al pubblico. “Le mafie esercitano un forte controllo del territorio, ma paradossalmente prosperano nei regimi democratici – spiegano alcuni di loro -, perché riescono più facilmente ad entrare nelle istituzioni. Anche il ruolo della Chiesa non è stato secondario nel loro sviluppo: agli albori del Regno d’Italia, la Chiesa cattolica rappresentava la più forte componente antisistema dello Stato, e per questo i mafiosi, a loro volta ostili alle istituzioni, hanno trovato supporto”.

Non sono mancate le critiche alle rappresentazioni cinematografiche, “che spesso descrivono i mafiosi in modo sbagliato. Da un lato c’è chi li dipinge come degli assassini senza scrupoli, quando invece è solo in condizioni eccezionali che la mafia arriva all’omicidio; dall’altra parte ci sono quei film, come Gomorra, che in un certo senso ‘idolatrano’ la figura del mafioso e spingono i criminali stessi a comportarsi come gli attori”.

Una particolarità che molte volte sfugge nel racconto delle mafie è il ruolo della donna, spesso percepita come subordinata alle azioni del marito. “In alcune realtà, come in quella siciliana, la donna è ancora effettivamente sottoposta all’uomo. Al contrario, nella ‘Ndrangheta e nella Camorra, le donne hanno possibilità di ‘fare carriera’ simili a quelle degli uomini”.

Entusiasta si è detta l’assessore Francesca Poltronieri: “Ancora oggi è indispensabile parlare e conoscere le organizzazioni criminali, e questo splendido lavoro dei ragazzi merita di essere mostrato in nuove occasioni”.

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