Il complesso dialogo tra sapere scientifico e cultura umanistica sembra trovare un punto di rottura di fronte a una scienza divenuta troppo tecnica per i non specialisti. Così i filosofi, il cui mestiere consiste nel chiedersi il perché delle cose – scrive Stephen Hawking – non sono riusciti a tenere il passo con il progresso scientifico. Dall’altro lato, gli scienziati sono stati troppo occupati a elaborare nuove teorie scientifiche per porsi la domanda sui perché.
Di tutto questo si parlerà oggi, lunedì 22 gennaio, dalle 17 alle 19 presso la biblioteca comunale Ariostea durante l’incontro “Quale cultura: scienza o umanesimo?” per il ciclo “I colori della conoscenza” a cura dell’istituto Gramsci e dell’istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Ne parlano gli insegnanti Nicola Alessandrini e Antonio Moschi.
La tendenza fondamentale dell’epoca attuale è certamente l’incremento indefinito delle possibilità della tecnica guidata dalla conoscenza scientifica, potenziamento nel quale riponiamo la nostra fiducia in merito alla soluzione delle grandi sfide dell’umanità: in questo orizzonte lo spazio per la filosofia – ed in generale per le humanae litterae – sembra ridimensionarsi sempre di più.
Eppure, nonostante l’attuale divario e l’apparente contrapposizione, scienza e filosofia erano un tutt’uno nell’antica epistéme e, in età moderna, l’Umanesimo e alcune grandi idee filosofiche hanno avuto un ruolo centrale nella rivoluzione scientifica. Anche oggi, dopo la separazione delle scienze dalla loro “grande madre” e la iperspecializzazione tipica del nostro tempo, la voce del pensiero filosofico dovrebbe costituire lo sfondo e l’orizzonte delle scienze e delle loro applicazioni tecniche.
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