di Federica Pezzoli
Il Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara riapre alla grande la stagione di prosa 2017-18 con una coppia che assicura qualità e successo di pubblico: il mattatore Claudio Bisio e la famosissima penna, allo stesso tempo caustica e delicata, di Michele Serra. Insieme hanno portato anche sul palcoscenico ferrarese lo spettacolo “Father and son”, adattamento di “Gli sdraiati” e “Breviario comico”, con la più che esperta regia di Giorgio Gallione.
Novanta minuti di una sorta di confessione da parte di un padre, che ammette con se stesso – oltre che con suo figlio – i propri errori, le proprie debolezze, che dà voce a tutti coloro che “nel frattempo cercano di continuare a vivere”, nonostante e al di là dei figli. Una riflessione sul futuro, sui concetti di libertà e di autorità, su una società in metamorfosi, a tratti inadeguata, narrata con un’ironia beffarda. “Cosa stiamo preparando ai nostri ragazzi?”, si chiede il padre in scena. La società delle rivoluzioni 2.0, 3.0, 4.0, è tratteggiata con surreale cinismo: ogni volta che la evoca, il padre si rende conto di offrire al figlio, alle soglie della maggiore età, un ulteriore alibi per la fuga.
Destinatario di questi messaggi è appunto colui che può essere considerato il co-protagonista della piéce, anche se assente: “perfezionista della negligenza”, che lascia “tutto iniziato e niente concluso”, non si sa se filosofo e asceta o più semplicemente uno “sfigato” sfaccendato.
File rouge del testo è l’ascesa al Colle della Nasca, un modo diverso di creare un incontro, un confronto, una condivisione, con questo giovane uomo che il padre teme di non conoscere affatto, ma a cui guarda con una tenerezza infinita: “Penso a come è stato facile amarti da piccolo. A quanto è difficile continuare a farlo ora che le nostre stature sono appaiate, la tua voce assomiglia alla mia e dunque reclama gli stessi toni e volumi, gli ingombri dei corpi sono gli stessi”.
Una sorta di rito di iniziazione che sancisce il passaggio del ragazzo all’età adulta e del padre alla vecchiaia: “Finalmente posso diventare vecchio”.
Grande prova del capocomico Claudio Bisio, che dimostra una volta di più di essere un attore completo, capace di toccare tutte le corde dello spettatore e di affascinarlo non solo con il testo, ma con l’interpretazione nel suo insieme: in particolare venerdì – serata del debutto ferrarese – Bisio ha dato prova della propria capacità di improvvisazione interagendo con i suoi compagni sul palco, i giovani musicisti Laura Masotto al violino e Marco Bianchi alla chitarra, interpreti delle musiche di Paolo Silvestri, commenti mai banali a ciò che accade in scena.
Divertentissimo l’inciso, in picchiata sull’attualità della legge elettorale con la quale il padre e il figlio si dovranno recare a votare fra un paio di mesi. Secondo Serra e Bisio, il rosatellum sarebbe già al vaglio delle modifiche del Parlamento: le varie proposte vanno dallo “sputellum” al “vomitellum”, dai significati abbastanza chiari, Berlusconi avrebbe proposto “l’acquistellum”, con i seggi in vendita al miglior acquirente come in un’asta, mentre Casini e Alfano propenderebbero per “il minoritario secco” e infine il Pd per “l’indovinellum”, nel quale si tira a sorte, ma le varie correnti divergono su quale sia il metodo. Non manca nemmeno una satira beffarda sulle nostre ormai innumerevoli protesi tecnologiche.
In “Father and son” comicità, brutalità, moralità si intrecciano; quando il testo di Serra smaschera l’assurdità delle nostre logiche l’applauso a scena aperta è d’obbligo, a posteriori tuttavia ci si sofferma a pensare come ci ritroviamo a ridere dei nostri paradossi e poi, nella quotidianità, li attuiamo accettando le regole del gioco. Dopo esserci guardati allo specchio, sembrano dirci Michele Serra, Claudio Bisio and Co., troviamo il coraggio, la speranza e l’intelligenza per andare avanti.
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