Faccio il sovversivo
27 Dicembre 2017

Chiacchierata con un lavoratore della Berco

di Faccio | 5 min

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Buongiorno, o meglio ciao se posso darti del tu, ma sì, dai, tra colleghi… Ovviamente se vorrai dirò il tuo nome, altrimenti rimarrai anonimo. Ti ringrazio per la tua disponibilità.

Comincio scherzando un po’: una domanda frequente in Berco é “come siamo messi”? la si fa quasi per scherzare quando le cose non vanno benissimo; la risposta è quasi scontata e non è positiva, anzi a volte puoi beccarti anche delle insolenze per non dire altro.

Cominciamo…

Come siamo messi? 

Diamoci pure del tu, più o meno abbiamo la stessa età anno più anno meno. Preferirei rimanere anonimo, non si sa mai: ho una famiglia da mantenere e, vista la frequenza con cui si passa da una ristrutturazione a un altra, forse è meglio evitare riflettori che potrebbero risultare fatali.

Mi chiedi come siamo messi all’interno dell’azienda… sinceramente, per come sono trascorsi gli ultimi 10 anni, non è facile rispondere.

Da quanto tempo lavori in Berco?

Sono entrato negli anni ‘90 e nei primi anni la frenesia era all’ordine del giorno. Si lavorava molto, al sabato chiedevano sempre la disponibilità di fare straordinario in modo più o meno volontario; ero un ragazzo e la mia situazione era diversa. Ora, con matrimonio, famiglia, mutuo e la nascita di un figlio è cambiata di parecchio.

Negli ultimi 10 anni la situazione è precipitata: la precarietà e l’incertezza regnano sovrane, tutto questo alimenta un’inquietudine latente che ci fa vivere alla giornata e che non ci fa fa programmare nulla, perché gli scenari economici cambiano in modo radicale.

Da quanto tempo Berco non assume a tempo indeterminato?

Appunto, metti per esempio Berco: nel 2008/09 la crisi mondiale ci ha portato con i piedi per terra e a mettere in discussione tutte quelle cose che sembravano una certezza consolidata. Immagino tu stia parlando di esuberi, di gente in più, parole mai sentite prima… Esuberi, gente in più, taglio dei costi, per rimanere competitivi in un mercato che di fatto sembrava essersi polverizzato.

Sgomento, paura di vedere svanire tutto?

La cassa integrazione, parola sconosciuta fino a quel momento. Eravamo abituati alle copertine del nostro giornalino aziendale, dove si sparavano titoloni come “275.000 tonnellate di prodotto finito”,  “un anno emozionante” per poi arrivare a “questa settimana lavoro io e la prossima vieni tu”.

Parlami un po’ di Lucia Morselli, l’ex amministratrice delegata.

La tagliatrice di teste aveva iniziato un percorso duro, probabilmente necessario, che ha segnato l’inizio della lotta di tutti i dipendenti e dell’organizzazione sindacale per  tentare di difendere quello che per molti era già scritto e deciso.

Quanti colleghi sono usciti? 

Tanti, alcuni anche molto qualificati; a mio avviso il taglio non è stato completato, nel senso che diversi dirigenti avrebbero dovuto capire da loro che era il momento di farsi da parte.

Poi un’altra crisi un anno fa, come la spieghi?

Sinceramente non ho capito cosa sia successo: io come tanti altri abbiamo partecipato alla nuova strana lotta, strana perché avevamo da poco terminato la precedente. Tutto questo ha messo in luce i veri problemi di Berco, tanti “personaggi” sono passati per provare a sistemare qualcosa, ma sono riusciti a sistemare solamente la loro situazione economica.

Eppure in Berco c’è molta professionalità…

Berco ha un potenziale enorme di mezzi e di uomini, però non è quasi mai riuscita a valorizzarli in modo da poter superare tutti quei periodi critici che inevitabilmente esistono nelle  grandi aziende, anzi, ha agevolato e incentivato la loro uscita a discapito della grande perdita di professionalità ed esperienza, questo per colpa di un gruppo dirigente non all’altezza della situazione.

Però prima non mi hai mica risposto! Da quanto tempo Berco non assume a tempo indeterminato? 

Non ti ho risposto perché non lo so! Hanno puntato tutto sulla riduzione drastica dei costi, cosa che inevitabilmente è ripercossa sull’occupazione; non ricordo da quanto tempo non sento dire “quello l’hanno appena messo fisso”: oramai sono tutti assunti tramite agenzie interinali, che spuntano come funghi ovunque e che secondo me talvolta sono paragonabili al caporalato presente in certe zone d’Italia. 

I nuovi assunti purtroppo li vedo anche io, vedo quello che fanno, si impegnano tantissimo, sono quasi tutti bravi…

Diciamo che sperano che qualcuno si accorga della loro professionalità. Ne conosco anche io e quando li vedo mi dispiace per loro di tutto quello che devono sopportare, anche purtroppo dagli stessi colleghi di lavoro.

E la politica in tutto questo la lasciamo fuori o vogliamo inserirla? Stessa cosa per il sindacato, che può e deve fare di più.

La politica, pur di far risaltare numeri fasulli, ha drogato il sistema. Questo a livello nazionale. A livello locale non saprei cosa dire: il sindaco è venuto con noi ad Essen e la Zappaterra aveva promesso di incatenarsi ai cancelli, ma la sensazione è che dopo la crisi del 2013 abbiano abbassato il livello di attenzione. Il sindacato si è modificato con gli anni, ricordo quando i sindacalisti lavoravano fianco a fianco agli operai per tutta la settimana, ecco, io penso si debba ritornare a fare questo, perché solo in questo modo si riescono a capire i problemi presenti in fabbrica.

Attualmente sono poco presenti, sono sempre super impegnati a difendere i nostri interessi (spero sia vero) all’esterno dell’azienda, se vuoi parlare con loro è più facile reperirli sui social o con un sms… per carità, sono sempre disponibili, ma quello che manca è il vissuto.

Abbiamo da poco passato il Natale, la festa più magica dell’anno che può realizzare alcuni desideri, la festa che fa diventare buoni anche alcuni dirigenti, tu cosa hai chiesto? 

Dico che la vita dell’operaio turnista è abbastanza provante, abbiamo perso in questi ultimi anni, oltre ad una relativa tranquillità lavorativa, salario, tutele e diritti.

Abbiamo guadagnato solo amaro in bocca, rabbia e nervosismo. 

Tutto questo non aiuta nessuno, neanche l’azienda, con la frenesia e il caos si produce poco, l’unica speranza è che un giorno qualcuno si svegli dal letargo e capisca che le vere ricchezze sono la competenza, la valorizzazione, il senso di appartenenza, il rispetto e l’esperienza, valori questi che non conviene liquidare con una buona uscita o un demansionamento.

Grazie Faccio Buone Feste… 

Grazie a te per la chiacchierata, Buone Feste anche a te e a tutta la famiglia Berco e come disse Charles Dickens nel suo Canto di Natale,  “Che Dio ci benedica, a ognuno di noi”

 

FACCIO IL SOVVERSIVO alias Faccini Michele operaio metalmeccanico sabbiatura ricambi

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