di Martin Miraglia
Francesca Verri
“Quando ho scoperto che l’avevano preso in Spagna ho avuto il vomito”. Francesca Verri, figlia di Valerio, la guardia ecologica volontaria uccisa da Norbert Feher lo scorso 8 aprile nel portuense, appena una settimana dopo l’assassinio sempre da parte di ‘Igor’ del barista di Budrio Davide Fabbri, non si sente felice dopo la cattura dell’omicida del padre.
“Ci sono altri tre morti, non vedo cosa ci sia da festeggiare”, spiega lei ai cronisti che la cercano per telefono e fa rimarcare in una stampa dal suo avvocato Fabio Anselmo che la assiste nella battaglia legale con la quale i figli dell’agente ucciso vogliono dimostrare che una serie di sottovalutazioni della pericolosità del latitante abbiano causato la morte del padre stante anche l’assenza di un allarme sulla sua possibile presenza nella zona.
Una battaglia però tutta in salita: non solo si attende una risposta dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione del pm, ma inizia a mancare anche la forza di andare avanti. “Cosa resta da fare quando un procuratore capo come Giuseppe Amato si complimenta con i colonnelli Andrea Desideri e Valerio Giardina per il lavoro svolto?”, dice in un’intervista riportata sabato al Corriere di Bologna, “Mi chiedo ancora quale sia questo lavoro, vorrei che me lo spiegassero, sono otto mesi che aspetto di incontrarli. Parla di ottimo lavoro e di nessun errore commesso: ci hanno detto che non sarebbe potuto andare all’estero ed è arrivato in Spagna; che lo avrebbero preso ed è stato catturato, vero, ma per caso e dopo aver ucciso altre tre persone. Non ci sono complimenti da spendere”.
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