Eventi e cultura
24 Settembre 2017
Alla libreria Ibs la presentazione dell’ultimo libro del ministro che “riaccende i fiammiferi dei cuori ferraresi”

Disadorna, la Ferrara ‘dietro la nebbia’ raccontata da Franceschini

di Redazione | 3 min

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Una stanza sul delta del Po, una famiglia di campagna, un nonno analfabeta, uno scrittore che ha perso l’ispirazione… e Malagù’, che certe sere “usciva dal bar Scandiana, sotto la luce di quel lampione di via Madama”.

È una raccolta, quella che il ministro Dario Franceschini ha presentato sabato sera a Palazzo San Crispino, davanti a volti che, chi più chi meno, lo vedono ancora come ‘quello’ del bar Scandiana. Una raccolta di racconti, 14 per l’esattezza, ma anche di emozioni, di frammenti di ricordi, “di suggestioni e atmosfere – lo introduce la giornalista Daria Bignardi – dentro ai quali c’è uno sguardo, una voce, c’è un’aria, ed è quasi rarefatta, come quella ferrarese”.

Ma in Disadorna – questo il titolo della raccolta – “c’è anche sesso, e parolacce”, prosegue la Bignardi, dopo aver notato che “l’autore sembra quasi guardare queste storie da una fessura, quasi ad esserci dentro”.

“Sì, le storie più belle sono quelle che si vivono nella vita – risponde Franceschini – e scrivere rende liberi. Apre una finestra che ognuno di noi può esplorare, e soprattutto col lavoro che faccio, ho bisogno di dare libero spazio alla mente. Non scriverei mai un giallo ambientato a Montecitorio – scherza il ministro – mi annoierebbe tantissimo”.

“A volte mi freno – prosegue – perché mi chiedo ‘chissà che cosa penseranno gli altri’: i miei primi libri li ho lasciati dieci anni nel cassetto perché pensavo non me li avrebbero mai pubblicati. Poi ho chiamato Elisabetta Sgarbi – editrice del libro – che, strano ma vero, anche se siamo tutti e due ferraresi, non conoscevo”.

Quarta opera letteraria, ma la prima ‘da ministro’, Disadorna “riaccende dei fiammiferi nei cuori di chi questi luoghi li ha vissuti, e poi in un attimo, si chiude il sipario, lasciando al lettore molte porte aperte”. Ha scavato anche nei ricordi dello scrittore Diego Marani l’autore, parlando “di un luogo che è presente ne L’Airone di Bassani”, ma anche nella culla dello scrittore: Tresigallo.

E tra vecchietti dalla rima in dialetto, e ragazzi di parrocchia ‘che sognavano quel gol da una vita’, c’è anche “la storia di Giorgio – racconta il ministro – mio padre, che il giorno della liberazione di Ferrara, il 25 aprile, era andato in comune ad appendere la bandiera tricolore di fianco a quella degli alleati. Mi hanno raccontato tante volte questa storia in famiglia, di mia nonna che cuciva la bandiera, e lui, mio padre, mi ha sempre detto che quello era stato il giorno più bello della sua vita, anche se dopo ne sarebbero venuti tanti altri”.

Ma c’è un personaggio che è sempre presente, ed è quello della pianura, custode delle nostre storie e, forse, delle nostre follie: “La pianura è vuota, e il vuoto da una parte isola dalla frenesia, mette pace – descrive il ministro ferrarese – dall’altra atterrisce anche. Nel vuoto più facilmente si trova ispirazione, oppure, in caso contrario, si va fuori di testa”.

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