Eventi e cultura
13 Settembre 2017
Venerdì 15 settembre intratterrà i presenti con un reading accompagnato dalle musiche di Jack Jaselli

Michele Dalai ospite delle Aquile per raccontare il suo nuovo romanzo

di Redazione | 2 min

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Lo sport praticato e lo sport raccontato per una serata si uniscono in un affascinante abbraccio. Venerdì 15 settembre, sul campo e sulle tribune del Mike Wyatt Field di via Cimarosa 2, le Aquile Ferrara ospiteranno Michele Dalai, che a partire dalle ore 21 intratterrà i presenti con un reading del suo ultimo romanzo accompagnato dalle musiche di Jack Jaselli.

Michele Dalai, 43 anni, è giornalista e autore televisivo. Molti lo conoscono per Ettore, programma di racconti in onda su Radio 2, e molti per la bellissima rubrica di storie di sport “pubo heroes” sulle colonne di Sportweek (che proprio questa settimana dedica la copertina a Colin Kaepernick, giocatore di football che ha militato in Nfl e ora combatte per i diritti degli uomini di colore). Qualche mese fa ha pubblicato per Mondadori il delizioso romanzo autobiografico La lentezza della luce, che sarà al centro dell’evento ferrarese. 

Un romanzo leggero e profondo, divertente e commovente. Dalai racconta, senza ordine cronologico, alcuni spartiacque personali del suo rapporto con lo sport, incastonando in ogni affresco intimo il riferimento a sportivi che – a modo loro – hanno fatto la storia dello sport. Quasi tutti bellissimi perdenti, quasi tutti campioni in potenza, tutti antieroi, o meglio eroi dalla prospettiva rovesciata. Dalai è uno sportivo onnivoro: si è cimentato, con alterne fortune, nel calcio, pallacanestro, nuoto, corsa, boxe; altrettanto sport, e forse molto di più, lo ha visto in borghese dagli spalti di un impianto o davanti alla tv.

Così escono dalle pagine ritratti e parabole di atleti dimenticati: la mezzofondista scalza che perdette volontariamente un’Olimpiade perché si era urtata con un’avversaria, facendola cadere; il tennista scampato al Titanic che tirava solo all’incrocio delle righe, l’Irge Dedio, squadra capace di concludere una stagione di serie A senza mai una vittoria; il più famoso pugile a mani nude del mondo, che rischiò la vita dopo aver abbattuto un gigante russo; un incolore terzino sinistro della Juventus, mediocre in campo ma campione di umanità. E contemporaneamente escono dalle pagine continue faville di ricordi personali, ridipinti con spirito autoironico e aria sognante.

Meno immaginifico nella narrazione rispetto a un Federico Buffa, Dalai lo ricorda per la profondità della conoscenza a tutto tondo dello sport, a cui aggiunge una stupefacente capacità di coinvolgere il lettore. Perché in fondo quelle notti insonni per vedere una partita, quel trentesimoepassa posto alla corsa campestre della scuola, quella gara in mare con i cugini dalla barca a riva, quell’odore stantio di spogliatoio dopo una partita amatoriale, sono un po’ anche la nostra storia.

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