Recensioni
4 Settembre 2017
Presentazione di Suburbicon, il suo nuovo film basato su di uno script ‘datato’ dei geniali fratelli Coen

George Clooney alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

di Redazione | 2 min

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Oggi a Venezia 74 si e‘ aperto già dalla prima mattinata per i giornalisti e stasera per il pubblico l’attesissimo Clooney day ovvero la presentazione di Suburbicon, il suo nuovo film scritto non solo da lui stesso, ma anche e, soprattutto, basato su di uno script ‘datato’ dei geniali fratelli Coen.

L’azione ha luogo nel periodo dei Fifties, anni di speranza, ma anche di rigore, nel mondo, sullo sfondo di fine secondo conflitto mondiale.

E’ descritto come un noir — nella miglior tradizione ‘coeniana’, sempre un po’ mista alla piu‘ truculenta tragedia senechiana — se si passa la anacronistica ma ben calzante citazione e si rifa, in qualche modo, all’opera prima dei ‘famigerati’ fratelli, Blood simple, del 1984, ma anche a Fargo, del 1996, sempre presente Frances McDormand, grande moglie di Joel ed attrice da Oscar, proprio per esso.

Il sodalizio con loro, dunque, è più che mai in auge per Clooney, per anni il loro attore—feticcio. Una standing ovation indescrivibile ha accolto i1 divo, ma anche ottimo attore e regista, in conferenza—stampa a Venezia; con lui i1 musicista Alexander Desplat, autore della calzante e stupenda colonna sonora, Matt Damon, amico, sodale da sempre, e protagonista, e Julianne Moore, nel film lei e…il suo doppio: duplice è, infatti, la figura da lei interpretata, all’inizio, una prova davvero notevole. Un film di portata socio-umanitaria—politica, nel più puro stile Clooney: “ …Se guardiamo ad altri momenti della nostra storia — ha affermato — troviamo dei motivi comuni ad oggi. Ecco perché’ è stato relativamente facile ‘aggiustare’ un plot d ’altri tempi e paragonarlo ai giorni nostri. (… ) Ma ho ho speranza nel futuro, nei giovani, anche se il momento che stiam vivendo è molto brutto…”.

E forse, proprio per questo, nonostante lo splatter che pervade stilisticamente tutta la pellicola, il finale è di speranza: due bimbi, uno bianco ed uno di colore, dopo aver affrontato e superato le loro personali e dolorose problematiche, si ritrovano a giocare nel verde, mentre pian piano la camera si alza, si allarga ed il panorama diventa la città, il mondo, l’universo: un po’ lo sguardo innocente del bambino di Truffaut de I quattrocento colpi rivolto attonito e felice verso il mare e la sua infinita grandezza e bellezza…

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