Cronaca
23 Agosto 2017
Chiesto il pagamento del danno erariale per la vicenda dei rimborsi gonfiati

Istituti Polesani. L’Ausl presenta il conto a Mantovani, ma dovrà aspettare l’appello

di Redazione | 1 min

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Oltre duecento persone al corteo organizzato dal centro sociale La Resistenza. Dal parco Coletta a piazza Castello studenti e lavoratori di ogni età hanno intonato insieme “Bella Ciao” e altri canti antifascisti.

25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

L’Ausl chiede il pagamento del danno erariale per i costi gonfiati agli Istituti Polesani, ma dovrà aspettare che arrivi la sentenza d’appello.

L’azienda sanitaria 5 Polesine ha infatti pubblicato la delibera del direttore generale Fernando Compostella (la 996 dell’11 agosto 2017) con la quale chiede al ferrarese Mauro Mantovani – ex ad degli Istituti Polesani – e  al direttore dei Distretti socio-sanitari dell’ex Ulss 18, Giampaolo Pecere, di pagare la propria quota degli oltre 1,4 milioni di euro ai quali entrambi e la società che gestiva gli Istituti sono stati condannati dalla Corte dei conti del Veneto.

Personalmente, in solido con gli ‘Istituti’, Mantovani dovrà rimborsare all’Usl di Rovigo circa 63mila euro, la società di suo dovrà restituire 1 milione e 90mila euro, mentre l’ex direttore dei Distretti socio sanitari dovrà versare oltre 203mila euro.

Secondo la delibera i destinatari hanno 15 giorni per conformarsi e pagare, oppure chiedere una rateizzazione, ma le difese hanno già affermato che verrà proposto appello contro la sentenza della Corte dei Conti regionale, il che sospende l’esecutività della condanna.

Le vicenda è nata a seguito dell’indagine della Guardia di Finanza proprio sui rimborsi, che portarono Mantovani e altri 12 imputati a processo per truffa, terminato con un’assoluzione piena perché il fatto non sussiste.

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